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Zanetti: “Con i tifosi dell’Inter c’è stato subito feeling, Ibra carattere duro ma capiva, con Balotelli è stato difficile”
Il vicepresidente dell’Inter Javier Zanetti ha raccontato diversi aneddoti relativi alla sua vita ed alla sua carriera da calciatore.
Javier Zanetti si è confessato a 360 gradi al podcast Passa dal BSMT. “Una cosa che mi fa molto piacere è sentire il rispetto di tutti, non solo dei miei tifosi. Questo vuol dire che uno ha fatto la carriera in una certa maniera e continua a cercare di ispirare soprattutto i più giovani”.
Il rapporto con l’Italia
“Ormai mi sento italiano, sono 28 anni che sono qui, però l’Argentina è la mia terra ed è lì che parte il mio sogno di diventare calciatore. Arrivare in Italia per me è stata una grandissima opportunità. Non nascondo che era un’ambizione, un sogno. Quando facevamo i primi passi da calciatori in Argentina guardavamo le partite di Maradona che giocava a Napoli e credo che in quel momento lì e anche in questo momento il calcio italiano sia molto ambito. Confrontarti con grandi campioni per noi giovani era una grandissima opportunità. La mia carriera è stata molto veloce: inizia in Argentina e dopo due anni mi arriva questa opportunità di venire all’Inter, in quel momento non ci potevo credere”.
Il rapporto con i tifosi
“Con i tifosi c’è stato subito feeling perché mi vedevano come un bambino che faceva i primi passi, tutti mi volevano proteggere e aiutare e questo l’ho sentito. È stata la prima cosa che ho sentito quando sono arrivato al primo allenamento ad Appiano e che l’Inter per me è una famiglia. E questo l’ho percepito subito”.
I compagni “più difficili” con cui rapportarsi da capitano
“Avevo sicuramente più responsabilità ma tutto quello che facevo io era per il bene del gruppo. Io sono stato capitano di Ibrahimović, Eto’o, Baggio, Simeone… tanti giocatori con tanta personalità. Ognuno di loro poteva essere un capitano, ma ho sempre ricevuto da parte loro grandissimo rispetto e questo sicuramente mi ha aiutato. Chi erano i più difficili da gestire? Quando fai parte di un gruppo così grande di gente con grande personalità è difficile. Ibra ad esempio aveva un carattere duro, ma quando parlavi con lui ti mettevi d’accordo subito perché lui aveva la sua personalità ma capiva tantissime cose. Con Mario Balotelli, che in quel momento era giovane ed è un talento unico, ci sono stati dei momenti di difficoltà. Però io dico sempre che quando si parla la soluzione si trova, bisogna parlare delle cose. Se c’è un problema va affrontato. Non bisogna far passare il tempo per far diventare più grande il problema. Sapevamo in quale direzione dovevamo andare. Se mi è mai capitato di litigare con qualcuno? Sì, sono cose che succedono ed è giusto anche che sia così perché magari ci sono persone che non la pensano come te ma devono tirare fuori i loro pensieri. Poi ci confrontiamo, parliamo, però io dicevo sempre che non era un problema tra me e te. Qui dovevamo pensare al bene del gruppo e risolvere la cosa in funzione del bene del gruppo”.
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