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Sembrava fatta e invece no: le tantissime cose che hanno inceppato la macchina di Inzaghi

I nerazzurri si svegliano con l’umore sotto i tacchi: lo Scudetto era tornato sorprendentemente alla portata ma una serie di errori ha rimesso tutto in discussione.
Il calendario aveva disegnato uno scenario insperato: il Parma che stava regalando all’Inter una possibilità che sembrava perduta. Il risultato da sogno stava diventando realtà, il destino ritornava nelle mani nerazzurre. Il primo tempo contro la Lazio conferma tutto: gol, energia, convinzione. L’Inter sembra di nuovo padrona del proprio cammino, più forte delle delusioni passate. Il boato di San Siro al secondo vantaggio racconta una fiducia ritrovata, un’illusione collettiva. L’atmosfera pare quella dei momenti decisivi, quelli che si ricordano per anni. Poi qualcosa si spezza. Il ritmo cala, la lucidità svanisce. Le scelte iniziano a lasciare perplessità. La Lazio prende campo, l’Inter si abbassa senza motivo apparente. I segnali di nervosismo aumentano, le certezze evaporano. Il momento esatto in cui tutto cambia non è chiarissimo, ma il secondo tempo diventa un viaggio verso il collasso.
Un crollo inspiegabile e pieno di dubbi
L’analisi della Gazzetta dello Sport di stamane infila il dito nella piaga. La squadra in campo mostra una fragilità mentale sorprendente anche in condizione di vantaggio. I cambi decisi da Inzaghi non solo non aiutano, ma sembrano peggiorare l’inerzia. La squadra si allunga, perde i riferimenti, smette di pressare. Il tecnico appare impotente, isolato. La gestione degli ultimi dieci minuti lascia dubbi difficili da ignorare. C’è chi si chiede se alcuni giocatori abbiano mollato prima del fischio finale, chi nota una totale assenza di leadership nei momenti più tesi. E poi c’è quella palla che danza in area al 95’. Una torre di Acerbi, un’occasione enorme, forse la più grande. Il pallone arriva, basta solo spingerlo. Ma il gesto è goffo e scomposto.
Un errore decisivo destinato a restare
C’è un volto che rischia di diventare il simbolo di tutto questo. È quello di Marko Arnautovic. Il destino ha un senso dell’ironia crudele: nel 2022 segnò contro l’Inter nella notte disastrosa di Radu, ieri è stato lui a sbagliare il pallone decisivo. In pochi secondi si consuma la beffa più grande. Il centravanti austriaco, entrato per dare peso all’attacco, si ritrova protagonista in negativo. L’immagine della palla sbucciata potrebbe diventare virale, ma è solo la punta di un iceberg. Il vero tema è più profondo. Questa Inter, così forte in Europa, continua a cadere quando serve sangue freddo. La rosea sostiene che questo Scudetto perso (se effettivamente sarà così, c’è ancora l’ultima gara da giocare), darà sensazioni ancora più brutte di quello “regalato”ceduto” proprio nel 2022 al Milan di Pioli.
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