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Walter Zenga racconta la sua carriera e le esperienze che lo hanno segnato di più
Walter Zenga ripercorre la sua carriera tra ricordi indelebili e aneddoti emozionanti, rivelando momenti cruciali della sua vita professionale e personale.
Walter Zenga, l’iconico portiere noto come l’Uomo Ragno, ha condiviso i dettagli della sua straordinaria carriera calcistica e personale nel format di RaiPlay, condotto da Federico Vespa. Il racconto di Zenga è un viaggio tra esperienze che vanno dai primi passi nel calcio al Centro Sportivo Macallesi fino ai momenti più intensi e drammatici vissuti sui campi di gioco. Tra i ricordi più toccanti, Zenga ha rievocato l’incendio allo stadio Ballarin che segnò profondamente la sua vita, un evento tragico che provocò la morte di due tifose della Sambenedettese, Carla Bisirri e Maria Teresa Napoleoni. Questo episodio è rimasto indelebile nella memoria dell’ex portiere, una delle tante esperienze che hanno contribuito a plasmare la sua carriera e il suo carattere.
Zenga e l’Inter: una passione che va oltre il campo da gioco
Zenga ha raccontato con emozione il suo debutto a San Siro come titolare dell’Inter, un’esperienza che va oltre la semplice carriera sportiva. “Uno può diventare interista perché l’ha tifata o ha fatto 20 anni di carriera. Ma non può capire che cosa vuol dire essere interista, vivere a Milano, nascere interista, giocare in una squadra di quartiere come Federico Dimarco, poi giocare con l’Inter e vedere quella curva dove prima andavi inneggiare per te. A quel punto ti viene da dire: ‘Io muoio per loro’.” Con queste parole, Zenga ha espresso l’amore e il legame speciale che sente per la maglia nerazzurra, un sentimento che lo accompagna ancora oggi. L’ex portiere ha ricordato con orgoglio il suo contributo nelle vittorie più significative dell’Inter, come lo Scudetto e le due Coppe UEFA, sottolineando quanto sia stato determinante nella finale del 1991 contro il Salisburgo.
Dal campo alla panchina: riflessioni e incontri significativi
Oltre alla carriera da giocatore, Zenga ha riflettuto anche sulle sue esperienze da allenatore, definendole tutte “belle” per le amicizie e i legami creati. Tra i ricordi più cari, quello con Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic, due amici scomparsi che hanno avuto un impatto profondo sulla sua vita. Zenga ha anche menzionato il suo modello di allenatore, José Mourinho, che considera un idolo per il suo approccio globale al calcio. Inoltre, ha discusso delle nuove promesse del calcio italiano tra i portieri, come Meret, Caprile e Carnesecchi, esprimendo ottimismo per il futuro di questo ruolo in Italia. Infine, ha ricordato l’influenza di Thomas Rongen, un allenatore che lo ha impressionato per la sua capacità di gestire la squadra in modo innovativo, anche in situazioni difficili.
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