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Tra continuità e cambiamento, l’Inter decide: la scelta più conservativa potrebbe rivelarsi la peggiore

Chivu è già al lavoro, ma in casa Inter si discute un nodo centrale: tra continuità e cambiamento, la dirigenza valuta la direzione da prendere.
L’addio di Simone Inzaghi ha aperto ufficialmente un nuovo capitolo nella storia recente dell’Inter. La società ha scelto Cristian Chivu come guida tecnica, affidandogli subito la responsabilità di condurre la squadra nel Mondiale per Club. La tempistica dell’impegno ha annullato ogni spazio per la transizione: nessun periodo di adattamento, nessun passo graduale. L’Inter ha dovuto scegliere in fretta, puntando su un volto che già conosce benissimo l’ambiente e il gruppo con cui lavorerà. Il cambio in panchina è stato rapido e ha sollevato moltissimi dubbi, ma in sede dirigenziale il dibattito resta aperto su altri aspetti, come evidenzia il giornalista G. B. Olivero sulla Gazzetta dello Sport.
Dirigenza al bivio: cambiare o confermare
La riflessione avviata da Marotta e Ausilio riguarda un tema delicato. Dopo una stagione chiusa con rimpianti pesanti ma prestazioni convincenti, la rosa viene ancora considerata tra le più forti in Italia. Da qui nasce l’interrogativo: mantenere l’attuale struttura tecnica con lievi aggiustamenti, oppure intervenire in maniera più profonda per preparare un nuovo ciclo? Non esiste l’urgenza di vendere e questa condizione consente ai dirigenti di decidere senza pressioni economiche. Si valuta l’idea di un intervento leggero, con qualche rinforzo mirato nei reparti meno coperti, rimandando al 2026 modifiche strutturali più incisive.
Inter, l’immobilismo può costare caro
Dietro la prudenza apparente si nasconde però un rischio reale: fermarsi adesso, in un momento di passaggio, potrebbe rallentare l’evoluzione della squadra. La dirigenza sembra averlo compreso, come dimostrano gli arrivi di Sucic e Luis Henrique. Due acquisti che non bastano, ma lanciano un segnale chiaro: bisogna intervenire prima che i pilastri inizino a cedere. Pensare di sostituire tra un anno giocatori come Calhanoglu o Acerbi potrebbe rivelarsi troppo tardi. L’acquisto di un attaccante di livello, in grado sulla carta di alterare le gerarchie interne, sarebbe un’altra mossa utile per scuotere l’ambiente. Dopo le delusioni della scorsa primavera, una reazione mentale della squadra potrebbe passare proprio dalla spinta fornita da nuovi innesti. Restare fermi sarebbe una scelta più rischiosa di quanto possa apparire.
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