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Sandro Mazzola meritava di più – VIDEO
La lunga carriera a tinte nerazzurre di Sandro Mazzola, che oggi compie 80 ed un quesito: avrebbe meritato di più dalla sua pur grande carriera Sandro Mazzola è stato un giocatore vincente. Un mito perché ha fatto parte della Grande Inter e ne ha rappresentato lo spirito giovanile e intraprendente, contribuendo ai suoi successi in […]
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La lunga carriera a tinte nerazzurre di Sandro Mazzola, che oggi compie 80 ed un quesito: avrebbe meritato di più dalla sua pur grande carriera
Sandro Mazzola è stato un giocatore vincente. Un mito perché ha fatto parte della Grande Inter e ne ha rappresentato lo spirito giovanile e intraprendente, contribuendo ai suoi successi in Italia, in Europa e nel mondo. La sua carriera è stata tra le più importanti del calcio italiano. Resta una domanda, però: avrebbe meritato di più? Proviamo a rispondere oggi che compie 80 anni e partendo da un anno particolare.
Probabilmente, l’apogeo della popolarità di Sandro la si è avuta nel 1970, quando la famosa storia della staffetta ai Mondiali in Messico ha contribuito a polarizzare il dibattito calcistico in due partiti: Mazzola contro Rivera, con la scelta di Valcareggi di dividere i 90 minuti in parti uguali tra l’interista e il rossonero a partire da Italia-Messico. Con due significative eccezioni: che nella partita del secolo con la Germania Ovest i tempi supplementari regalano a Rivera una porzione di tempo superiore e lui la sfrutta diventando l’eroe che firma il 4-3. E, poi, la finale col Brasile, dove il Golden Boy rossonero entra per soli 6 minuti e Mazzola fa la parte del colpevole in una gara dove la differenza di valori – certificata dal 4-1 – è troppo netta per cercare un solo colpevole, tanto più nel nerazzurro che non si macchia di alcuna responsabilità precisa.
In quel 1970, Mazzola vince per un solo voto una corsa nelle retrovie del Pallone d’Oro con il rivale Gianni Rivera, che il prestigioso trofeo se l’è già portato a casa l’anno prima. Conta poco, per la verità, nessuno dei due è vicino al podio. Ci finisce invece 365 giorni dopo. Tra Johan Cruijff e George Best – i due miti del calcio che nel 1971 occupano il primo e il terzo gradino del podio del Pallone d’Oro – si inserisce l’attaccante dell’Inter.
Una stagione importante, quella del nerazzurro, che conquista uno scudetto per molti versi inaspettato, visto come il Milan domina il campionato. La rimonta dei cugini ha qualcosa di epico, rientra fra le imprese che si fanno ricordare. Anche perché non è più l’epoca della Grande Inter di Helenio Herrara. Eppure, in quel tempo, nonostante una sfilza di trionfi davvero epocale, né Mazzola né altri suoi compagni erano stati riconosciuti come meritevoli di un trofeo da parte della giuria di France Football. Il secondo posto del 1971 ha quindi il sapore di un parziale risarcimento a posteriori, anche se non è questa la stagione che lo ha visto maggiormente brillare come goleador.
Al di là dei riconoscimenti personali, Sandro merita comunque un posto nella storia per la qualità favolistica e la coerenza della propria carriera. La prima è garantita dall’essere il figlio del grande Valentino, bandiera del Torino perito a Superga. La seconda è il modo con cui ricalca le orme del padre e dedica la sua intera parabola calcistica a un solo club, diventando il simbolo dell’Inter per due decenni e contribuendo a consegnare alla bacheca quanto di meglio si possa vincere: quattro scudetti, due Coppe dei Campioni ed altrettante coppe Intercontinentali.
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