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Quello che Antonio Conte non dice
La lotta Scudetto tocca ovviamente anche l’aspetto riguardante le strategie comunicative.
Nel mondo del calcio, gli equilibri sono sempre delicati e le dichiarazioni possono celare strategie ben precise. La presa di posizione di Antonio Conte, attuale tecnico del Napoli, non fa eccezione rispetto a questa regola non scritta del calcio contemporaneo.
Presentandosi in conferenza stampa, il leccese ha voluto ribadire un concetto che a suo avviso tende a essere misconosciuto o sottovalutato dagli osservatori e dai tifosi: nonostante lo splendido operato del suo Napoli, e le vittorie passate, l’Inter rimane la squadra favorita per la vittoria finale del campionato italiano.
Sfida a distanza
Conte s’inscrive in una narrazione secondo cui il suo Napoli non sarebbe il favorito per l’assalto allo Scudetto, al contrario di quanto dice Marotta e di quanto dice la classifica. Convinto delle proprie parole, il tecnico tocca temi delicati, quali gli obiettivi stagionali definiti con la società e le pressioni che accompagnano la competizione al vertice della Serie A.
Le affermazioni
Nelle sue dichiarazioni di ieri, il tecnico del Napoli sembra voler chiarire una posizione strategica: quella di una squadra che non avrebbe l’obbligo di trionfare, ma piuttosto di assicurare un posto in Champions League.
I fatti che lo smentiscono
Il quotidiano Libero invece fa notare che il paragone con l’Inter di Inzaghi mostra come entrambe le squadre dispongano di calciatori di elevato calibro, molti dei quali già vincenti in passato. Entrambi gli organici dispongono di 25 elementi, Conte dispone di gran parte della rosa che ha vinto lo Scudetto con Spalletti mentre l’organico a disposizione di Inzaghi ora è quasi identico a quello che ha trionfato l’anno scorso.
Un rapporto complicato con l’Inter
Lo scontro non si esaurisce nel merito sportivo, bensí scava nei rapporti umani e professionali. La rottura tra Conte e l’Inter, culminata con l’addio del tecnico alla squadra milanese, ha lasciato strascichi evidenti, come dimostra la freddezza nei confronti dell’allora direttore generale Marotta. Queste tensioni di fondo aggiungono colore a una rivalità che si preannuncia non solo tecnica ma anche emotivamente molto sentita.
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