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Maresca: stoccata al calcio italiano, c’entra anche Bonny, e carezza ad Inzaghi

Il tecnico del Chelsea ripercorre quanto accaduto nell’ultima finale di Champions e parla delle differenze tra calcio italiano e internazionale con parole molto nette.
Enzo Maresca è stato intervistato da Corriere della Sera ed ha spiegato il suo modo di intendere il calcio e le influenze principali che guidano il suo lavoro quotidiano a Londra. L’occasione è stata utile per tornare sulla recente finale di Champions League, gara in cui si è vista una differenza abissale tra le due squadre. Maresca ha lodato il Paris Saint-Germain di Luis Enrique, definendolo “spettacolare” e sottolineando il ritmo elevato e la qualità tecnica mostrata dalla squadra francese. Una visione che rispecchia il tipo di gioco che intende proporre anche al Chelsea.
Differenze profonde con la scuola italiana
Il discorso si è poi spostato sul calcio italiano, con riflessioni precise. Maresca ha criticato una mentalità che, a suo dire, frena lo sviluppo delle nuove generazioni. Secondo lui, l’idea che l’esperienza sia sempre preferibile alla gioventù impedisce un’evoluzione sul piano del gioco. La sua opinione è chiara: il calcio italiano fa fatica a tenere il passo delle grandi scuole europee per motivi culturali, non solo tecnici. L’ex Parma ha parlato apertamente della sua breve esperienza in Serie B, sottolineando come il progetto con cui era stato ingaggiato non abbia avuto tempo di crescere. I giocatori su cui puntava allora (Bernabé, Bonny (cercato con insistenza ora dall’Inter) e Mihaila) sono ancora oggi considerati “giovani”, segno che il processo di maturazione resta bloccato.
Il giudizio inaspettato sull’Inter di Inzaghi
In un altro passaggio dell’intervista, Maresca ha speso parole molto positive per l’Inter di Simone Inzaghi. Secondo lui, due finali di Champions League in tre anni vanno considerate un traguardo significativo, non un fallimento. Ha aggiunto che Inzaghi dovrebbe sentirsi orgoglioso per quanto fatto in un contesto che non favorisce l’innovazione. L’allenatore del Chelsea ha definito l’ambiente italiano come isolato rispetto al resto del mondo calcistico, proprio per l’atteggiamento nei confronti dei giovani e dei nuovi ritmi di gioco.
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