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Longari: “Chi critica l’Inter non guarda la luna, pensare che i dirigenti possano fare miracoli ciclicamente è poco realistico”
Il giornalista Gianluigi Longari pone l’accento sui problemi societari del club nerazzurro.
Gianluigi Longari su Sportitalia individua quello che secondo lui deve essere il vero bersaglio delle critiche quando si parla di Inter. “In questo tipo di considerazioni era stato profetico proprio Inzaghi, quando aveva sostenuto che al primo pareggio, gran parte dei complimenti delle settimane precedenti si sarebbero tramutati in critiche sostanziali. Nella fattispecie è sotto accusa la scelta di non avere schierato nemmeno per un minuto la coppia delle meraviglie Lautaro Martinez-Thuram, guardando il dito, senza capire che dovrebbe essere metaforicamente la luna ad essere sotto osservazione”.
Il vero destinatario
“Non è certo colpa di Inzaghi se le disponibilità economiche fornite dalla proprietà non abbiano consentito di investire anche in quella zona del campo con ricambi all’altezza dei titolari, a differenza di quanto accaduto in difesa e a centrocampo. Ed allora le riflessioni dovrebbero proseguire anche in relazione a quanto emerso nelle ultime ore, quando si è specificato che pensare ad un rinforzo a gennaio si tratti di pura utopia vista la mancata disponibilità economica messa a disposizione”.
I salti mortali
“Posto che chi scrive non ha la presunzione di conoscere nel dettaglio i piani economici di Steven Zhang, preferiamo limitarci al commento dei dati di fatto. Se così dovesse essere, sarebbe oltremodo grave visto che il cammino continentale fuori da ogni previsione della stagione passata ha garantito proprio a Suning una sopravvivenza con meno angosce rispetto a quelle che si sarebbero altrimenti affrontate. Pensare che Marotta, Ausilio e Baccin possano ciclicamente ripetere dei “miracoli strategici” dal punto di vista del calciomercato, è uno scenario sicuramente lusinghiero per la qualità dei professionisti coinvolti, ma inevitabilmente poco realistico a causa dell’essenza stessa della parola “miracolo” che non può essere ricondotta alla consuetudine”.
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