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L’ex Di Gregorio: “C’è una cosa che non dimenticherò mai dell’Inter”
L’estremo difensore della Juventus ha vissuto tantissimi anni nel settore giovanile nerazzurro.
Inter-Juve sarà una gara particolarissima per Michele Di Gregorio: il portiere in un’intervista rilasciata a La Repubblica prova a raccontare le sue emozioni. “Ho avuto bisogno di fare uno step alla volta”.
“Se sei nella Primavera dell’Inter ti credi già giocatore, hai gli sponsor, le comodità, ti sembra tutto già fatto. Anch’io ero andato oltre, ma sono stato bravo a tornare indietro”.
Gli idoli
“Io tifoso dell’Inter? In realtà in famiglia erano milanisti, mentre io ho sempre ammirato più i giocatori che le squadre: Kakà e Abbiati, Zanetti e Julio Cesar, Buffon e Del Piero, la cui non reazione quando a Roma prese quello schiaffo da Cufrè ha per me un valore immenso. Ho ammirato Handanovic, è stato un sogno allenarmi con lui, avere i suoi consigli. Non ho mai capito perché si debba odiare uno solo perché è di un’altra squadra”.
Il ritorno a San Siro
“Sono stato uno di quei ragazzini che scuotono il tendone della Champions quando parte la musichetta. La prima volta da giocatore ci ho vinto con il Monza ed è stata un’emozione indescrivibile, figuriamoci come sarà domenica, con la rivalità che crea un’atmosfera bellissima”.
La sua carriera in nerazzurro
“Ci sono arrivato che non avevo ancora 7 anni e l’ho lasciata che ne avevo quasi 19. È un’esperienza che mi ha formato, perché mi sono stati messi a disposizione educatori prima che allenatori, che la differenza l’hanno fatta quando cominci a pensare che allenarsi è un sacrificio, quando vedi gli amici che vanno in gita, che cominciano a uscire la sera, che ti stai perdendo un sacco di prime volte“.
L’addio all’Inter
“Io abbandonato dall’Inter? No. Nei cinque anni in prestito mi ha permesso di rimanere in piedi, tipo quando ero andato all’Avellino che subito dopo fallì. In fondo, se ho reciso il legame con l’Inter è stato per una furbata di Galliani, il numero uno, che ha voluto il diritto di riscatto perché credeva tantissimo alla promozione del ‘suo’ Monza e ha avuto ragione. Non porto rancore. L’Inter ha fatto per me qualcosa che non potrò mai dimenticare, starmi a vicino quando, a 13 anni, ho perso mio padre“.
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