Notizie
Le difficoltà di Barella: “Ad un certo punto ho preso la passione ma poi è arrivato un goal particolare”
Il centrocampista dell’Inter Nicolò Barella si racconta a 360 gradi tra campo e vita privata.
Il conduttore radiofonico Matteo Caccia ha pubblicato sul suo canale YouTube una lunghissima intervista in cui si vede un Nicolò Barella inedito. “Sono cambiato tantissimo, mi piaceva fare le ‘guerre’, litigare, cose che non facevano bene a me e a chi mi stava intorno. Magari mi facevo dei film, ora sono molto più sereno, anche nell’interpretazione delle partite”.
“Stare con i miei figli mi ha insegnato che ci sono problemi più grandi, ho capito che il calcio è importante ma esistono cose più importanti. Il pensiero altrui può essere importante, ma deve rimanere lì. Le vere cose della vita sono dentro casa”.
La propria crescita
“Sono cresciuto, ora ho più esperienza e cerco di essere meno impulsivo. Cerco di divertirmi di più, non sono più chiuso come prima. Non ho più voglia di vivere così, mi godo molto di più le fortune che ho. Anche in campo porto questo; prima volevo sempre dimostrare, ora posso anche mettermi da parte e non fare gol o assist ma aiutare i miei compagni. L’anno scorso ho fatto due gol, ma è quella che mi ha reso più contento nella mia vita“.
La partita più importante
“Domanda difficile… Il gol di Napoli è stato molto importante perché è venuto in un momento difficile. Ma voglio ricordare i momenti belli: la partita in cui mi sono divertito tanto è stata la finale di Coppa Italia con la Juve vinta 4-2. Ho fatto gol dopo 5′ e ho pensato ‘è finita’ perché eravamo forti. Poi abbiamo preso due gol a inizio secondo tempo e mi sono chiesto ‘cosa sta succedendo?’. Lì mi sono divertito perché ho capito la forza mentale di tanti campioni, che si sono accesi e hanno detto ‘ora bisogna vincere’. Me la ricorderò sempre quella partita. E’ successo anche con la Fiorentina, sempre nella finale di Coppa Italia. E’ bello perché lì si vede la mentalità di un giocatore”.
Il momento difficile
“C’è stato un periodo in cui non rendevo per questioni personali. Era un momento in cui non avevo una grande passione per il calcio, era veramente solo lavoro. Non ho mai parlato con figure del genere perché ho una moglie con cui posso parlare di tutto. Ho parlato anche con compagni e amici, che hanno fatto una cosa importante dicendomi di superare quel momento, che ero forte. Poi è arrivato il gol col Napoli e da lì ho ripreso a fare meglio. Non mi sono sentito solo, ma sentivo di non aiutare abbastanza i miei compagni. Non mi sentivo inutile, ma non stavo dando quello che potevo dare. I miei compagni mi hanno fatto sentire bene. Ora so come comportami se succede a qualcun altro”.
L’ammissione
“Non è che va via la passione per il calcio, ma magari diventa pesante fare il ritiro, fare allenamento, fare le corse. Se ti succede a 26 anni come è successo a me, è un problema. Ero un po’ spaventato da questo fatto, anche perché è molto difficile parlarne. Succede spesso, a tante persone e a tutti livelli. Smettere sarebbe stato troppo facile, ma sono momenti difficili”.
Il legame con Gigi Riva e la festa per la seconda stella
“Quando l’Italia ha vinto il Mondiale nel 2006, lui ha preso ed è sceso dal pullman dicendo ai giocatori di festeggiare loro. Questa è una cosa che nessuno potrà mai comprare. Mi rivedo molto in questo, io sono uno che si diverte, è successo anche durante la parata perché ho sentito questo scudetto molto mio. Però poi ho messo solo una foto su Instagram e basta. Non è la vita reale, gli scudetti li ho sempre festeggiati in una cena, con i miei cari. Poi è stata una cosa incredibile ciò che è successo al Duomo, poi l’ho festeggiato a casa”.
Riproduzione riservata © - NI