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L’attenuante di Asllani e la grande grana dell’Inter
In questa stagione i nerazzurri non stanno riuscendo a ripetere quanto di grosso fatto nella passata.
Nell’ambito sportivo, e in particolare nel calcio di alto livello, la gestione di una rosa ampiamente talentuosa rappresenta sia un’opportunità che una sfida per ogni allenatore. La situazione attuale dell’Inter ne è un esempio emblematico.
Benché la squadra milanese disponga di un organico numericamente generoso e qualitativamente apprezzabile, emergono dubbi sul reale valore delle cosiddette “seconde linee”; il Corriere dello Sport analizza la situazione.
Profondità della rosa nerazzurra
L’Inter è da sempre considerata una delle squadre più forti della Serie A visto che vanta un organico che, sulla carta, non ha nulla da invidiare a nessuno. La squadra è dotata di ricambi per quasi ogni posizione in campo, Simone Inzaghi può teoricamente contare su alternative valide per mantenere alto il livello delle prestazioni senza eccessivi cali di qualità. Tuttavia, osservando da vicino le prestazioni di alcuni di questi rincalzi, emergono perplessità sulla loro reale capacità di sostituire i titolari all’altezza delle aspettative.
11 certezze più una
Inzaghi trova certezze in un gruppo di giocatori imprescindibili, su cui sembra poter contare ad occhi chiusi. Manco a dirlo si tratta degli 11 titolari, a cui va aggiunta la figura di Darmian, rivelatosi una sorta di jolly tuttofare. La capacità di questi elementi di giocare “a memoria” risalta la dipendenza dell’Inter da un nucleo ristretto di titolari, sui quali l’allenatore tende a fare affidamento nei momenti topici delle partite, limitando il turnover a casi strettamente necessari.
Punti di domanda
Le difficoltà di alcuni giocatori, come Asllani, di imporsi con continuità, segna una netta differenza rispetto alle prestazioni dei titolari inamovibili. Questo aspetto mette in luce come non tutti i ricambi riescano a garantire lo stesso impatto e la stessa efficacia dei loro corrispettivi titolari. Le prestazioni a volte deludenti di nuovi innesti come Taremi e Zielinski, oltre al difficile inserimento di Carlos Augusto e Buchanan, aggiungono ulteriori interrogativi sulla profondità qualitativa dell’organico interista.
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