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La passione interista di un grande tifoso: Andrea Lucchetta

tifosi Inter

Andrea Lucchetta a Radio Nerazzurra durante il morning show “Cominciamo Bene” con Lapo De Carlo e Gabriele Borzillo.

Lucchetta intervistato da Radio Nerazzurra, ecco l’intervista esclusiva:

Abbiamo parlato molte volte di volley ma tu sei un grande tifoso dell’Inter vero?

Assolutamente sì, lo sono fin dai tempi di Burgnich, Mazzola e Facchetti quando ancora giocavo con le biglie nelle spiagge trevigiane. Mio papà era interista e mi ha portato a tifare in maniera molto positiva, soprattutto ai tempi del dualismo Mazzola e Rivera. Poi da lì in avanti, piano piano, insomma, è esplosa la passione per quanto riguarda la maglia a strisce nerazzurre.

Capisco le novità, capisco anche la voglia di sorprendere i tifosi, ieri è stata una bella vittoria ma vogliamo dirlo, che maglia aveva l’Inter?! Capisco che devi andare magari a solleticare anche i tifosi. Ma non utilizziamo un colore tipicamente laziale.

Quando hai un obiettivo come la finale di UCL, come atleta professionista tendi a mollare gli ormeggi perché hai quella cosa che è la più importante di tutti, oppure giochi partita per partita?

Se sei debole mentalmente e hai una cultura sottosviluppata perché cerchi di provare a trovare il momento giusto, la condizione giusta, il pizzico di fortuna, di estrosità, non arrivi da nessuna parte.

La costruzione di un atleta e di una squadra, di un team deve dare sempre una complessità. Anche quando giocava Javier Zanetti vedevi che quella squadra, quando arrivava macinava e tritava tutti i pezzi d’erba perché aveva necessità di continuare a trovare un’uniformità non solo di stile ma di gioco. Quindi lo reputo anche un errore psicologico, fatale. Contro il Napoli, cercando di pensare troppo in avanti, abbiamo sottovalutato tutta una serie di partite. La squadra che è scesa in campo è una squadra che, al di là ovviamente delle piccole problematiche di formazione e di rendimento ma anche di infortuni, ha cambiato mentalità. Poi è ovvio che vai a Napoli praticamente prendi una bastonata ma poi te la giochi e comunque, nonostante l’essere sotto di un gol l’Inter ha ritrovato immediatamente quelle simmetrie in grado di poter poi dare una buona spinta.

Ti faccio giudicare il giocatore che poi giudicare meglio di tutti, il portiere

Ma perché? Questo è un luogo comune.

Quando ero un ragazzo ero abbastanza alto, giocavo a tennis, basket, a nuoto. Non giocavo ancora a pallavolo, giocavo con i miei compagni di strada e di oratorio e automaticamente, non perché non avessi i piedi buoni, anche perché poi ho dimostrato che nel tennis e nella pallavolo i piedi non devono essere buoni, più che buoni, devono essere iper-reattivi se no non si va da nessuna parte, ma giocavo in porta e arrivavo a casa maciullato perché mi buttavo sull’asfalto e facevo controlli aerei incredibili. E visto che comunque siamo anche in tema, io ho fatto due partite con il cuore, ma anche le partite del cuore. E Diego Armando Maradona mi ha battuto un rigore contro, l’ho intercettato, ma era troppo angolato.

A parte tutto il portiere ha la possibilità di chiudere l’angolo (banalizzando) ed ha la possibilità di deviare in corner o di bloccare la palla. Nella pallavolo, invece, tu devi chiudere l’angolo, ma ti trovi anche un pallone a 120 chilometri all’ora che devi rendere giocabile.

La figura del portiere, l’ho introdotta per i bambini in Super Spike Ball. Si tratta di una serie per bambini che va in onda su Rai Yoyo ed ha fatto 20 milioni di visualizzazioni su Rai Play. All’interno della serie abbiamo inserito il concetto di “blocco”. Vuoi difendere? Lascia stare il bagher, blocca quella palla come un portiere. Questa immagine permette al bambino di attaccare la palla senza paura.

Non ho capito se tu hai apprezzato o meno la prestazione di Handanovic, perché molti tifosi lo hanno contestato ed io al contrario (dice Lapo), ne ho difeso la prestazione. Volevo sapere tu cosa ne pensi?

Al secondo minuto ha subito il gol e può succedere. I portieri hanno delle grandi responsabilità. Per me ci può stare quel gol. Delle papere dei portieri il mondo del web veramente è pieno. Io, comunque, lo difenderò a spada tratta, le critiche in questo momento non devono essere fatte, soprattutto per supportare il lavoro della squadra, la figura del portiere è fondamentale, è il primo difensore della nostra porta.

Andrea come mai hai scelto il bene? Da quando sei tifoso del bene?

Io sempre. Oggi sono da Roccia Cavalese, che è la casa degli azzurri. Abbiamo fatto la prima amichevole di un torneo che prepara ai campionati europei che giocheremo in Italia.

Quando un giocatore gioca bene dico: Sì, hai fatto il tuo lavoro bene ma vediamo che cosa avresti potuto fare per fare meglio, perché io sono sempre un positivo possibilista. L’importante però è mettere anche in chiaro quelli che sono i concetti, non di difficoltà, ma di opportunità di crescita. E quindi mi vedrai sempre rivolto a una critica “positiva”, mai polemica.

Il mondo del calcio vive sulla polemica e questo mi fa imbestialire. Se esistono delle critiche costruttive, che ti portano al miglioramento, ben vengano. Oggi le polemiche sono troppe, ieri c’è stato uno sciopero abbastanza forte, determinato, però ragazzi (rivolgendosi ai tifosi della Curva Nord), avete una valanga di biglietti a disposizione. Capisco la società che cercherà ovviamente di fare di tutto per aiutare questi tifosi. Però insomma dai, è bello vivere con positività non con polemica.

Ma hai un giocatore di riferimento? Hai citato Burgnich, Mazzola e Facchetti, ce n’è uno più recente?

Sicuramente il giocatore di riferimento, a parte il buon Oriali, è Zanetti. Io penso che abbia dato proprio quella consistenza, quella classe e quella presenza fondamentale al club. Non è un caso che poi anche dietro le quinte ci sia e vada avanti in questo tipo di direzione, creando anche una buona stabilità.

Tu e Velasco avete costruito una nazionale pazzesca. Grazie a voi c’è stato il boom della pallavolo in Italia e avete portato la pallavolo ad essere uno degli sport nazionali di riferimento. Molti ex pallavolisti si dilettano oggi come commentatori, cosa serve per fare invece l’allenatore?

Ma allora serve fondamentalmente quella passione per cercare di trasferire quello che tu hai ricevuto da giocatore da parte di tanti altri allenatori. Perché il segreto poi è quello: trasmettere i valori e la competenza che ti hanno dato altri. Quando sei allenatore decidi tu cosa trasmettere di ciò che hai imparato da altri in quello che è il tuo modello di gioco. Io ho deciso di fare l’allenatore della Lucky Scuola. Sono Lucky, un cartone animato, perché voglio allenare indirettamente tutti i miei telespettatori è perché poi dal cartone animato verranno ad essere animati sulla piazza giocando con 45.000 bambini.

Ecco che il mio ruolo di allenatore animatore l’ho scelto io. È molto semplice rimanere all’interno del proprio percorso o come dirigente o come allenatore, difficoltoso poi è arrivare a vincere.

Partiamo da De Giorgi e faccio un esempio: nel 1989-90 era in panchina ed era il secondo palleggiatore della Toffoli. A distanza di anni Ferdinando (De Giorgi) è rimasto sempre in panchina, allenando la nuova Nazionale con un completo cambio generazionale dopo ovviamente una disfatta olimpica assurda e ha vinto immediatamente un Europeo e un Mondiale. In campo chi c’era? Giannelli come capitano e chi commentava? Andrea Lucchetta, capitano del 90. Questa triangolazione, questo cerchio non è magico, ma ti dimostra che ognuno deve trovare la propria strada.

Tanti mi chiedono perché non ho mai fatto l’allenatore, per due motivi: primo non voglio cambiare il mio status di capitano. Io sono al servizio della squadra, sono un capitano che nello spogliatoio, nel campo e anche nella vita deve mettere prima la squadra e dopo gli interessi. L’allenatore invece molte volte deve mettere in primis i propri interessi ed eventualmente poi colloquiare con altri tipi di situazioni. A me piace più la parte dello spogliatoio, l’odore acre delle scarpe, oppure delle calze che sono state maciullate, i milioni di miliardi di acari nelle magliette.

Parlando di allenatori, ti piace più un allenatore alla Inzaghi come stile, come atteggiamento o alla Conte, sempre in termini di personalità.

Allora io Conte lo elimino completamente perché mi piace Mourinho. Mi piace Mourinho perché è riuscito a dare una continuità. Inzaghi ha ricostruito una squadra che guarda un po’ sta iniziando a vincere trofei importanti. Guardiola per me è il miglior allenatore in questo momento e c’è da capire bene come Inzaghi arriverà a giocarsela ad Istanbul, aldilà del gioco tattico e del modulo, bisogna vedere come arriveranno in forma questi ragazzi. Tra le altre cose consentimi di fare i complimenti a Davide Lama, perché il fisioterapista dell’Inter lo abbiamo prestato dalla pallavolo. Davide si è fatto le Olimpiadi di Londra, bronzo, Olimpiadi di Rio Argento, ha vinto col Trentino Volley e ora è stato preso all’Inter. In due anni è stato già a inanellare successi. Lui ha le mani nei muscoli, ha le mani nel comparto più importante, che non è solo quello di preparatore fisico, ma di essere di supporto all’atleta.

Cosa porteresti tu dalla pallavolo al calcio?

Questa è una bella domanda, cercherei ovviamente di essere molto più orientato verso l’obiettivo, che è un obiettivo tecnico. Faccio un esempio; ieri eravamo ad un evento io e Ciccio Graziani. Gli hanno fatto le domande classiche e le risposte di Ciccio sono state: “ci vuole un po’ di fortuna” e “bisogna trovare il momento giusto”, secondo me non costruisci nulla con la fortuna. Questa è una mentalità che deve cambiare e che piano piano sta cambiando. La mentalità giusta è avere un grandissimo senso di appartenenza alla maglia e una forte responsabilità. Noi atleti professionisti siamo un punto di riferimento per i giovani. Dobbiamo essere dei modelli sia in campo che fuori del campo. Molte volte invece la cultura del calcio e in generale il mondo del calcio, accetta che al di fuori del campo ci siano delle piccole deviazioni.

Cosa puoi dirci che noi non sappiamo di Velasco. Qualche aneddoto o qualcosa di interessante?

Ma allora fondamentalmente non posso svelarvi nulla perché non leggerete mai il libro che mai scriverò. Tutto quello che Velasco ha da dire lo trovate nei suoi archivi e nei suoi archivi video. Tutte le metafore e tutto quanto. Julio sta continuando a dare tutto e lo fa molto bene a livello giovanile. Per quanto mi riguarda, ovviamente è una minestra riscaldata, perché in quegli anni io e Julio siamo cresciuti insieme ma dopo abbiamo preso due strade completamente separate. Julio ha un’ottima capacità comunicativa e il suo accento ci ricorda quello di Javier Zanetti. Personalmente non parlo mai di Julio e non utilizzo nemmeno le sue parole perché ne ho i palloni pieni.

Ti chiedo inoltre cortesemente di non chiamarmi mai più. A parte gli scherzi se ci fosse la possibilità di avere una triangolazione con De Giorgi il telespettatore o radioascoltatore ne uscirebbe veramente entusiasta, perché abbiamo condiviso quell’aspetto di empatia emozionale ludica, il modo comunque con per drammatizzare, per stimolare che era tipico di quello spogliatoio goliardico dove in campo non ce n’è per nessuno, nello spogliatoio e anche praticamente in giro per gli alberghi o le trasferte, non hai idea di che cosa abbiamo fatto in quegli anni.

Ascolta l’intervista completa


Riproduzione riservata © - NI

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