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Inter: un lutto doloroso nel giorno più importante

Una giornata speciale per i colori nerazzurri viene segnata da una notizia che colpisce profondamente l’ambiente interista.
La città è in fermento. Migliaia di tifosi nerazzurri si sono riversati a Monaco, mentre a Milano sono andati esauriti in poche ore i biglietti per assistere alla finale di Champions League nei maxischermi installati in diverse zone. L’Inter si prepara all’appuntamento più importante della stagione, quello contro il Paris Saint-Germain, in una sfida che riporta i nerazzurri sul palcoscenico europeo più prestigioso dopo la finale del 2023. La squadra di Inzaghi ha vissuto l’avvicinamento con concentrazione, sospinta da un entusiasmo crescente e da un clima carico di speranze ma anche di ansia per le notizie che giungevano sul futuro dell’allenatore.
Una data cerchiata da tempo
La finale è da settimane il punto focale del mondo interista. L’attenzione si è concentrata non solo sugli aspetti tattici, ma anche sulla storia, sulla tradizione e sull’importanza emotiva che questo tipo di appuntamenti ha per la tifoseria. L’ultima volta che l’Inter ha vinto la Champions risale al 2010, in quella storica notte di Madrid con José Mourinho in panchina. La possibilità di riportare a casa il trofeo ha fatto riaffiorare ricordi, nomi e volti che hanno fatto la storia del club. In queste ore, i social si sono riempiti di immagini e messaggi rivolti al passato glorioso, come se il presente fosse legato a doppio filo con ciò che è stato.
Una notizia che scuote l’ambiente
In un giorno così atteso, una notizia ha improvvisamente cambiato il tono dell’intera giornata nerazzurra. È morto Ernesto Pellegrini, ex presidente dell’Inter, alla guida del club tra il 1984 e il 1995. Aveva 84 anni. L’annuncio è stato dato dal Corriere della Sera. Pellegrini ha segnato un’epoca per l’Inter, portando in bacheca lo Scudetto dei record nel 1989, la Supercoppa Italiana nel 1989 e due Coppe UEFA nel 1991 e nel 1994. Sotto la sua gestione sono passati nomi come Matthäus, Brehme, Klinsmann, Bergomi, Zenga, e tanti altri simboli di una generazione. La coincidenza con la finale rende il ricordo ancora più intenso.
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