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Inter: tutto il carattere e l’interismo di Chivu nella conferenza stampa di presentazione

L’Inter riparte da Chivu dopo la scelta di Inzaghi di accettare l’offerta dell’Al-Hilal; l’ex allenatore della Primavera dovrà subito affrontare gare ufficiali e non avrà molto tempo per conoscere i suoi.
L’Inter nella notte italiana tra martedì e mercoledì prossimo affronterà il Monterrey nella prima giornata del Mondiale per Club: sarà la prima volta in cui Cristian Chivu siederà sulla panchina della prima squadra. Nonostante manchi ancora qualche giorno alla sfida ai messicani, circolano già le prime ipotesi di formazione, non mancano le novità. Nel frattempo, poco fa, il club nerazzurro ha presentato oggi alla stampa il nuovo tecnico; ecco le sue dichiarazioni. “Avevo già realizzato di essere l’allenatore dell’Inter anche se nel settore giovanile, l’orgoglio e la responsabilità ti fanno dare sempre qualcosa di importante. In prima squadra ho un grande senso di responsabilità come il primo giorno che Piero Ausilio mi portò qui da giocatore. Sono tredici anni ormai che sono qui con la piccola pausa dei tre mesi in cui sono stato a Parma”.
Il poco tempo a disposizione
“Conosco la squadra e la società da tanto tempo, fin dalle giovanili. Per me non c’è problema, so delle qualità umane che ci sono nello spogliatoio. Quello che sto cercando di dire loro che la strada che hanno percorso è fantastica. Non devono dimenticarsi di tutto questo”.
La prima chiamata dell’Inter
“Per me è stata una sorpresa perché la mia intenzione era continuare a Parma visto il lavoro che avevo fatto, poi mi è arrivata la chiamata dove mi hanno chiesto un incontro. La prima cosa è stata chiedere il permesso al Parma, chiaro che quando chiama l’Inter è un orgoglio. In questo momento sono qua quindi le parole contano poco. Con Simone ho sempre avuto buoni rapporti quando allenavo le giovanili, l’ho sentito per fargli l’in bocca al lupo quando ho saputo che avrebbe lasciato l’Inter e poi da quel momento non l’ho più sentito”.
Squadra da ricaricare mentalmente dopo una stagione senza trofei
“Non dimentichiamo il percorso fatto, non si valuta il valore di una squadra per non aver alzato il trofeo dopo essere arrivata in fondo. Il dovere di una squadra è provarci fino in fondo, poi si vince e si perde. Per me non è una stagione fallimentare, pensiamo a quando ha eliminato Bayer e Barcellona, cosa si diceva dell’Inter. Il fallimento non esiste nel calcio, esiste solo quando si guardano scuse e alibi. Non mi è sembrata proprio una squadra che cerca colpevoli. Ripeto, la stagione non è ancora finita. Il mio obiettivo è essere qui con questi ragazzi meravigliosi. Bisogna trovare le energie velocemente in questo momento complicato dal punto di vista mentale, ma è giusto così. Se guardiamo troppo al futuro ci dimentichiamo quello che dobbiamo fare qui. Perdere una finale di Champions League fa male. Io mi ricordo che prima di giocare quella del 2010 ho avuto il pensiero ‘E se la perdo?’. Ho detto ai ragazzi di non dimenticare il percorso. Una società e una squadra come l’Inter ha obbligo ad ambire a cose importanti. Bisogna avere rispetto per lo stemma e cosa rappresenta in giro per il mondo. Va tenuta alta l’asticella. Mournho? Sì, ci ho parlato”.
Cosa pensa di dare alla squadra
“Dal punto di vista umano tutto quello che ho. Il rispetto, la riconoscenza, il carattere, l’interismo. Questa maglia mi è rimasta dentro. Dal punto di vista professionale dovete decidere voi. Umanamente darò tutto quello che ho”.
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