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Inter, il lungo viaggio di Ausilio tra aneddoti e segreti di mercato

Dall’infortunio che lo ha fermato da ragazzo alle operazioni di mercato decisive: il dirigente racconta aneddoti, rimpianti e futuro.
«Mi sono scontrato con Cudicini, poi siamo diventati amici, ma quel giorno il ginocchio mi è saltato per aria: cartilagine, menisco, anche legamento» racconta Piero Ausilio, ricordando l’episodio che ha segnato la sua vita. Cresciuto nella Pro Sesto fin da bambino, si è ritrovato a soli sedici anni ad allenarsi con la prima squadra in C1. «Dopo quell’infortunio ho lottato due anni: un intervento, poi un altro. Alla fine ho mollato, non mi sono nemmeno fatto mettere a posto il legamento». Fabio Capello, allora dirigente del Milan, entrò negli spogliatoi per incoraggiarlo. «Com’ero da calciatore? Bravino, con senso della posizione, un po’ come Cambiasso, ma peggio. Al massimo sarei arrivato in Serie B». Da quel momento non ha più toccato il pallone, nemmeno a calcetto: «Quando provavo, cadevo da solo. Ho detto basta».
La frase che ha cambiato il percorso
«All’inizio avevo in testa la panchina» ricorda Ausilio. «Per due anni sono stato assistente degli Esordienti, volevo stare vicino al campo». Poi arrivò il presidente della Pro Sesto, Giuseppe Peduzzi, con parole destinate a cambiare tutto: «Ci sarà sempre un allenatore migliore di te, ti manca l’esperienza da calciatore. Ma sei sveglio e potrai fare un bel percorso da dirigente». La reazione iniziale non fu positiva: «Non l’ho presa bene e me ne sono andato». Col tempo, però, capì il senso di quel consiglio. Nel 1997 arrivò la chiamata dell’Inter: «Moretti mi chiese di fare il segretario del settore giovanile. Solo sei mesi di contratto, ma ho accettato». Non se ne sarebbe più andato, attraversando quattro proprietà diverse e imparando il mestiere passo dopo passo: «L’Inter è stata una grande scuola, lì ho fatto di tutto».
Colpi, aneddoti e un futuro da scrivere
«Kovacic, Brozovic, Lautaro, Thuram… sono orgoglioso di averli portati qui» spiega il dirigente nerazzurro. «Onana? Preso gratis e venduto a 55 milioni dopo un anno». Tra i ricordi più particolari c’è una cessione bloccata da un imprevisto: «Un avvocato mi disse che il giocatore non poteva partire, la moglie chiedeva il divorzio e avevano ritirato il passaporto. Li ho chiusi in una stanza finché non hanno trovato un accordo». Non mancano i rimpianti: «Kvaratskhelia. Ma non ho sbagliato solo io, lo hanno offerto a tanti grandi club in Italia. Solo che noi giocavamo con il 3-5-2 e lui è un calciatore da 4-3-3». Anche il figlio Niccolò non risparmia critiche: «Quando Jashari è andato al Milan mi ha detto: “Te l’avevo consigliato, te lo sei fatto scappare”». Sul futuro, Ausilio resta criptico: «Le voci dall’Arabia? Io all’Inter sto bene».
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