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Inter: il grande dilemma del doppio impegno (e del turnover)
I nerazzurri ieri sono apparsi stanchi dopo aver invece brillato solo pochi giorni prima all’Etihad di Manchester.
L’Inter nelle ultime 3 gare non ha mai vinto portando a casa 2 pareggi ed 1 sconfitta: chiaro però che 1 dei 2 pareggi, quello col Manchester City, è da considerare come un risultato positivo. Ci si interroga quindi sull’incidenza del doppio impegno sulle ambizioni della squadra. Il telecronista Riccardo Trevisani a Pressing ha espresso il suo parere sulla questione.
Il peso delle competizioni
La prestazione dell’Inter nel derby si ieri contro il Milan è stata, secondo Trevisani, condizionata non solo da stanchezza fisica ma anche da quella mentale mentale dovuta alla gara molto impegnativa contro il Manchester City.
Il turnover e la carta d’identità
Un punto importante sollevato da Trevisani riguarda l’età di alcuni giocatori chiave dell’Inter, come Acerbi e Mkhitaryan, nati rispettivamente nel 1988 e nel 1989, evidenziando come giocare 3 partite in una settimana possa rappresentare una sfida particolarmente ardua per atleti di questa età. C’è poi la questione turnover, un argomento che ha visto piovere critiche anche feroci verso Simone Inzaghi ultimamente. Il giornalista si esprime così: “Ci sono undici titolari e poi ce ne sono altri undici. In tutte le squadre. I giocatori non sono tutti uguali. Frattesi, bravissimo, ma non è Barella”.
Il doppio impegno
L’analisi si estende poi alla difficoltà che comporta giocare al 100% tutte le competizioni. Secondo Trevisani, nelle ultime stagioni, l’Inter ha mostrato di poter eccellere o in campionato o in Champions League, ma non in entrambe simultaneamente. Questo non è un fenomeno isolato, come dimostra l’esempio della Fiorentina, che, pur avendo raggiunto la finale di Conference League, ha sofferto in campionato.
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