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Inter bloccata a metà strada: la trasformazione non decolla
Chivu chiede più verticalità e meno palleggio sterile, ma il cambio di pelle procede a rilento.
Sotto quel caschetto diventato simbolo di coraggio, Cristian Chivu continua a portare con sé la lezione di un episodio doloroso ma formativo. La caduta di San Siro non ha minato la convinzione del tecnico romeno, che resta fedele a un’idea precisa: affrontare ogni ostacolo senza timore, con la stessa determinazione mostrata in campo da calciatore. La guida interista non si lascia spaventare dal calendario né dal rischio di vedere la vetta a -6 dopo la gara con la Juve. Nella mente del tecnico, il percorso resta chiaro: puntare sui leader dello spogliatoio, recuperarne condizione e fiducia, accompagnando il tutto con un graduale inserimento di forze fresche.
Solito 352, ma Chivu vuole un’interpretazione diversa
La sconfitta con l’Udinese ha accelerato i tempi di riflessione, ma non ha modificato il disegno generale. L’Inter non intende cedere alla tentazione di stravolgimenti immediati: sarebbe come negare un progetto condiviso con il club. Al contrario, la missione è dare nuova linfa a calciatori che hanno segnato la gestione precedente, adattandoli a un’interpretazione diversa del 3-5-2. Il cuore del centrocampo resta in mano a Hakan Calhanoglu, reduce da un’estate complicata e ancora lontano dal rendimento migliore. Al suo fianco convivono interpreti di profilo differente: Barella pronto a confermarsi, Zielinski e Mkhitaryan in cerca di spazio, i nuovi Sucic e Diouf chiamati a dimostrare il valore dell’investimento. Frattesi continua a restare in bilico tra potenziale e ruolo definito, un enigma che Chivu si porta dietro dall’inizio della stagione.
Serve una svolta mentale prima che tattica
Il nodo centrale, svelato dalle ultime giornate, riguarda il modo in cui la squadra deve interpretare le partite. Non si tratta solo di uomini o moduli, quanto di mentalità: la leziosità del passato rischia di trasformarsi in un limite pesante, e Chivu vuole cancellarla. La richiesta è chiara: più aggressività, più verticalità, meno palleggio sterile. I veterani dovranno cambiare atteggiamento, i nuovi dovranno inserirsi con decisione. Senza un rinforzo difensivo di peso (di fatto Akanji sostituisce Pavard), la compattezza del centrocampo diventa ancora più vitale. In questo contesto, la figura di Calhanoglu resta centrale per avviare la manovra e dare rapidità ai movimenti offensivi. La vera notizia è dunque il tentativo di imprimere una svolta mentale, che accompagni la transizione tattica e riporti l’Inter a reggere l’urto delle grandi sfide imminenti. Chivu cerca continuità dentro la trasformazione: un passo avanti dopo l’altro, come insegnava Mourinho nei momenti più duri della carriera.
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