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Il giornalista smonta Marotta e la sua gestione del post-Inzaghi

Dopo le dichiarazioni di Marotta al Festival della Serie A, arrivano le riflessioni di Pistocchi, che solleva più di un dubbio su quanto accaduto.
Nel corso del Festival della Serie A, il presidente dell’Inter Beppe Marotta ha parlato pubblicamente della situazione legata a Simone Inzaghi. Ha affermato, tra le altre cose, che l’allenatore avrebbe comunicato la propria decisione di lasciare l’incarico lunedì 2 giugno, appena 48 ore dopo la finale di Champions League. Una tempistica che ha colto di sorpresa molti osservatori, considerando il peso di una scelta simile. Le parole di Marotta hanno quindi attirato l’attenzione di opinionisti e addetti ai lavori, dando origine a un acceso dibattito sull’effettiva dinamica degli eventi che hanno portato al divorzio con l’ex tecnico nerazzurro.
Tempistiche e contratti sotto esame
La posizione ufficiale del club non ha convinto il giornalista Maurizio Pistocchi, che ha espresso le sue perplessità sul proprio profilo X. Secondo Pistocchi, sarebbe poco credibile pensare che una decisione così complessa sia maturata in appena due giorni. Le sue osservazioni si concentrano soprattutto sulle implicazioni familiari e contrattuali che un simile addio comporta: dal trasferimento all’estero, fino alla gestione di un contratto da 52 milioni di euro, affidato a un procuratore vicino all’ambiente nerazzurro. Pistocchi sottolinea inoltre come le prime indiscrezioni fossero già circolate settimane prima della finale, segno che l’addio era probabilmente in preparazione da tempo.
Il nodo Chivu e il fallimento di altre trattative
Pistocchi sposta poi l’attenzione sulla scelta di Cristian Chivu, indicato da Marotta come la figura ideale per garantire continuità. Una definizione che lascia perplesso il giornalista: “Ovviamente Marotta, da dirigente esperto quale è, sta cercando di attutire l’effetto che il NO del Como per Fabregas, quello di Vieira, il 5-0 del Psg, e l’addio di Inzaghi hanno avuto sulla tifoseria, ma la mia personale convinzione è che la dirigenza del club si sia trovata impreparata di fronte al no del Como e stia facendo una scelta conservativa in controtendenza con le sue iniziali convinzioni“.
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