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Guerra Inter-Milan, finisce tutto in tribunale: è caos

Un accordo ancora lontano tra le parti coinvolte: le tensioni di Inter e Milan crescono notevolmente per il futuro
La vendita dello Stadio San Siro e delle aree circostanti a Inter e Milan è uno dei temi che più attanaglia le rispettive dirigenze milanesi, intenzionate a realizzare un nuovo impianto. Nel pomeriggio di lunedì il sindaco di Milano Sala ha indetto una riunione con alcuni, e non tutti, i capigruppo di maggioranza per illustrare gli elementi a cui si è giunti finora – data l’imminente scadenza per chiudere la vicenda San Siro fissata al 31 di luglio.
Da un lato, c’è l’urgenza di concludere la trattativa entro l’estate per vendere lo stadio di San Siro e le aree circostanti a Inter e Milan, prima che entri in vigore il vincolo di tutela sul secondo anello del Meazza — una scadenza indicativamente fissata al 10 novembre 2025, anche se la data è ancora oggetto di discussione. Come già noto, le due squadre vorrebbero costruire un nuovo impianto nei pressi di via Tesio, mantenendo però una parte del primo e del secondo anello dell’attuale stadio.
Dal loro canto, Inter e Milan avrebbero posto condizioni molto rigide, in contrasto con i limiti già approvati due volte dal consiglio comunale. Ed è proprio su questi punti che si giocherà il confronto politico principale nei prossimi mesi.
Vendita in bilico, Inter e Milan spiazzano il Comune
La trattativa per la vendita dello stadio di San Siro a Inter e Milan rallenta. Secondo fonti di Palazzo Marino, i club non intendono accettare alcune richieste del Consiglio comunale, tra cui i 40 milioni di oneri di urbanizzazione richiesti dal consiglio comunale per la riqualificazione del quartiere. Altro nodo riguarda la quota di verde permeabile, che Palazzo Marino vorrebbe almeno al 50%, mentre il progetto ufficiale dei club si ferma al 18,5% – a fronte di un 52% di area verde complessiva, inclusi i percorsi pavimentati.
Anche la richiesta di arretrare il nuovo impianto rispetto alle case di via Tesio sarebbe respinta, per via delle complicazioni legate allo spostamento del tunnel di via Patroclo. Una posizione che rischia di scontentare i residenti, da sempre contrari al progetto.
Intanto nella giornata di ieri il TAR si è pronunciato sul ricorso del comitato “Sì Meazza”, che punta a far chiarezza sulla reale data da cui far partire il vincolo paesaggistico sul secondo anello dello stadio. In ballo ci sono i 50 anni previsti dalla normativa: la Soprintendenza ha individuato come riferimento il 10 novembre 1955, data del collaudo tecnico, ma documenti storici – fotografie e cronache – dimostrerebbero che il secondo anello era già operativo mesi prima. Se il vincolo dovesse scattare prima della chiusura della trattativa, Inter e Milan rischierebbero di non poter procedere con l’abbattimento del Meazza e potrebbero essere costrette a rivedere i piani e, per la prima volta, valutare l’ipotesi di ristrutturare San Siro.
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