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Dalla fascia destra alla scrivania: Zanetti, una vita in nerazzurro
Il vicepresidente ed ex capitano si racconta
In una lunga intervista concessa in Argentina al portale Clank, Javier Zanetti è tornato sul momento che ha cambiato la sua carriera: il passaggio dal Banfield all’Inter. “Quando mi arrivò la notizia ero in Sudafrica con la nazionale. Non ci potevo credere. Chiamo casa per capire se era vero. Io vivevo a Dock Sud, e da lì sono andato a Milano. Con i miei genitori che non avevano mai preso un aereo”.
Zanetti ha poi raccontato il primo contatto con il tecnico Ottavio Bianchi, in un’epoca in cui la Serie A era il centro del calcio mondiale. “Mi chiese dove volessi giocare. Risposi: ‘A destra’. Lui giocava con cinque difensori. Io a destra, Roberto Carlos a sinistra. E così è cominciata”. Un ricordo semplice, ma centrale nel racconto della sua vita da calciatore, oggi legata a doppio filo alla storia del club.
L’era Mourinho e la costruzione del sogno
L’intervista ha toccato anche l’epoca Mourinho, uno dei periodi più vincenti della storia recente dell’Inter. Zanetti ha svelato dettagli inediti sul primo approccio con il tecnico portoghese: “Niente palestra, solo lavoro con la palla. Alla prima riunione ci mostrò un video su di sé: cosa voleva, chi era. Chiese un’ora e mezza di massima intensità ogni giorno. Era un approccio nuovo per noi”.
La differenza si notò subito: allenamenti mai ripetitivi, massima cura dei dettagli, persino un CD da guardare prima delle partite. “A fine campionato mi chiamò: ‘Sarò il tuo allenatore, tu il mio capitano’. Parlava già italiano. Ci convinse che potevamo vincere la Champions”. Il tecnico indicò al presidente Moratti cinque innesti precisi, convinto che sarebbero bastati per centrare il Triplete. Il resto è storia.
Il nuovo ruolo: le finali, Lautaro, Chivu e l’identità nerazzurra
Da vicepresidente ha visto la squadra raggiungere ma perdere due volte la finale di Champions League: “Con il City mi fece più male perché non eravamo favoriti e abbiamo dimostrato che eravamo a tanto così. Credo che abbiamo giocato alla pari, anche meglio ma non ce l’abbiamo fatta. Quest’altra finale sono le notti in cui agli altri riesce tutto e a te niente. Purtroppo è successo in una finale. Ci dobbiamo chiedere cosa ci manca per fare l’ultimo passo”.
Zanetti ha parlato anche di Lautaro Martinez: “Ha un grande senso di appartenenza. Mi rende felice il suo cammino. Quando lo abbiamo preso dal Racing, sapevamo che poteva crescere molto. E lo ha fatto”.
Il vicepresidente ha difeso il capitano , spiegando il contesto di quello sfogo dopo l’eliminazione dal Mondiale per Club.: “È stato tutto molto veloce. Finisce la partita e ha il microfono davanti. In momenti così tutto ricade su di te. Poi hanno pubblicato una foto con Calhanoglu: si parla, si chiarisce, si riparte”.
Sul fronte panchina, la scelta è caduta su Cristian Chivu. “Volevamo qualcuno che fosse di casa. Cristian ha personalità, conosce l’ambiente, sa cosa significa allenare l’Inter. È la persona giusta”. Un altro passo verso l’ identità nerazzurra. Con uno sguardo al futuro, ma sempre legato alle radici.
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