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Criscitiello divide: Inzaghi sarà rimpianto mentre Chivu non era il preferito di Ausilio

Nel suo editoriale su Sportitalia, Criscitiello ha espresso un giudizio netto su quanto accaduto all’Inter negli ultimi anni sotto la guida di Inzaghi.
Il dibattito sull’addio di Simone Inzaghi all’Inter continua a generare commenti e prese di posizione. Nonostante i risultati raggiunti, il tecnico ha lasciato il club tra saluti formali e silenzi pesanti. Il caso ha fatto discutere anche fuori dal mondo Inter, attirando l’attenzione di opinionisti e addetti ai lavori. Michele Criscitiello ha deciso di affrontare il tema con parole molto dirette. Nell’editoriale pubblicato su Sportitalia, il giornalista ha analizzato i motivi dell’addio e le tensioni che avrebbero caratterizzato l’ultimo periodo dell’allenatore in nerazzurro. Le sue frasi non si limitano a un giudizio tecnico, ma puntano a qualcosa di più profondo, legato ai rapporti interni e alla gestione della figura di Inzaghi durante il suo ciclo.
Critiche nascoste e tensioni sotterranee
Secondo Criscitiello, Inzaghi non ha mai ricevuto piena fiducia, né dalla dirigenza né dalla tifoseria organizzata. Il giornalista ha parlato di una sottovalutazione costante, che avrebbe accompagnato il tecnico fin dall’inizio. Ogni errore veniva amplificato, ogni successo relativizzato. Lo scenario descritto è quello di un allenatore lasciato solo, costretto a gestire cambi di proprietà, calciatori arrivati a parametro zero e un attacco con poche soluzioni affidabili per le diverse competizioni. Nonostante questo, Criscitiello riconosce a Inzaghi di aver dato solidità al gruppo, mantenendo equilibrio anche quando l’ambiente sembrava fragile. Il riferimento a giocatori come Acerbi, rilanciati proprio grazie alla fiducia dell’allenatore, completa il quadro di una gestione considerata molto più preziosa di quanto ammesso pubblicamente.
Il retroscena sulla scelta del successore
Infine, secondo il giornalista, il direttore sportivo Ausilio avrebbe voluto affidare la panchina a Roberto De Zerbi, ritenendolo il profilo ideale per raccogliere l’eredità. Il cambio di rotta sarebbe arrivato dall’alto: il presidente avrebbe bloccato quella soluzione, optando per una figura più giovane e meno affermata, con l’obiettivo di proteggere l’immagine della società ed evitare confronti ingombranti.
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