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Chivu cerca la svolta: ma due titolarissimi sembrano in crisi non solo per la fatica

Tra esperimenti tattici e giocatori in difficoltà, la nuova Inter cerca risposte nel Mondiale per Club dopo una stagione piena di cicatrici.
A quasi un mese dalla dolorosissima finale di Monaco e dalla delusione scudetto, l’Inter non è ancora riuscita a rialzarsi del tutto. Cristian Chivu ha preso in mano una squadra ferita, psicologicamente provata e con alcuni punti interrogativi aperti. Il Mondiale per Club, in corso in queste settimane, avrebbe dovuto rappresentare un’occasione per rilanciarsi. Invece, le prime due partite hanno confermato che i segnali positivi faticano ad arrivare. Contro il Monterrey la squadra è apparsa compassata, spesso lenta nella costruzione. La vittoria contro l’Urawa, ottenuta solo nel finale, ha mostrato qualcosa in più, ma non abbastanza per parlare di inversione di rotta.
Modifiche di modulo e primi esperimenti di Chivu
Il nuovo tecnico ha iniziato a disegnare un’identità più autonoma, introducendo qualche variazione rispetto al classico 3-5-2 ereditato da Inzaghi. Il sistema utilizzato in queste prime uscite è un 3-4-2-1 che punta a dare più libertà a due rifinitori dietro l’unica punta. Questa struttura ha esaltato alcuni profili: Valentin Carboni, ad esempio, si sta muovendo con personalità e sembra perfettamente a suo agio tra le linee. Ma l’esperimento non ha prodotto benefici per tutti. Alcuni equilibri si sono rotti, le catene laterali funzionano a intermittenza e la coppia centrale di centrocampo è apparsa in affanno. Non tutti, infatti, sembrano aver trovato la propria collocazione nel nuovo disegno.
Due nomi illustri appaiono fuori forma e in difficoltà
Le riflessioni della Gazzetta dello Sport hanno posto l’accento su due casi che preoccupano l’ambiente, quelli relativi ai singoli, precisamente Federico Dimarco ed Henrikh Mkhitaryan. Il primo appare in riserva da settimane: già contro il Bayern era parso opaco, e al Mondiale per Club ha faticato sia in fase difensiva che nella spinta. Il cambio di modulo lo penalizza: non ha più tutta la fascia a disposizione e si trova spesso a occupare spazi ridotti, troppo vicini agli attaccanti esterni. Anche Mkhitaryan ha perso brillantezza. Impiegato in una linea a due in mezzo, si trova costretto a lavorare in una zona già occupata dai compagni.
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