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Bucciantini: “L’Inter è la più forte e lo sa anche lei, Lautaro non è più immarcabile di altri ma ha un pensiero velocissimo”
L’opinionista Marco Bucciantini sottolinea la grande importanza che ha avuto per i nerazzurri la partecipazione alla finale di Champions.
Marco Bucciantini sulla Gazzetta dello Sport ha spiegato in cosa consiste la consapevolezza che ha l’Inter in questa stagione e che non aveva in passato. “Fu proprio la finale del 10 giugno a offrire questa gratificazione: se la sola presenza all’ultima sfida raccontava per il City anni di corteggiamento alla coppa, di esibizioni reali, di un trofeo già vinto nell’immaginario ma sempre perduto in campo, per l’Inter fu diverso, quasi opposto”.
La certificazione
“Non era poco ma diventò ‘giusto’ dopo quella finale che certificò anche un’altra verità. L’Inter è la squadra italiana più forte, da qualche anno. Da quella sera, lo sanno anche loro, i nerazzurri. E da quella sera vanno in campo per confermarsi in questa nuova consapevolezza. C’è sempre qualcosa di sobrio in ‘come’ lo fa l’Inter”.
Sul capitano
“Difficile da caratterizzare: non è più veloce di altri, non è tecnicamente sfacciato, non è atleticamente immarcabile. È semplicemente forte ed ha un pensiero velocissimo con il quale anticipa il ritmo degli avversari, si guadagna quello spazio e poi non lo trovi più, poi è tiro, poi è gol”.
L’operato dell’allenatore
“Il suo allenatore ha molti meriti ma non riuscirà mai a raccontarli bene, non è cresciuto in quel solco del piacere teorico e divulgativo, al limite (nei tempi di magra) snocciolava l’elenco delle vittorie che tra l’altro continua ad aggiornare. Sembra assorbire le esperienze nel verso giusto, setacciando l’essenza. Ma non è estroverso, non ha il distacco accademico a fine partita, non ha il gusto della retorica in presentazione. Si finisce per essere giudicati per quello che si sembra ma a lui non interessa e questa probabilmente è la sua vera forza perché non si fa corrompere dalle situazioni. È sicuro del fatto suo. La società ha irrobustito ogni anno la squadra come poteva, nei vincoli di una proprietà che l’ha collocata in cima ma non può svilupparla in modo concorrenziale agli emiri, ai fondi internazionali”.
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