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Bisseck: “Il piano è a lungo periodo, mi viene riconosciuto il potenziale, posso essere uno dei migliori al mondo”
Il difensore dell’Inter Yann Bisseck ammette che il club ha un progetto ben preciso su di lui.
Yann Bisseck ha parlato della sua avventura all’Inter alla rivista tedesca Geissblog; il centrale ha ammesso di non aver affrontato prima una situazione del genere. “Quando ho giocato in Danimarca e il nome è uscito per la prima volta, ero un po’ incredulo. Ora sono davvero arrivato e ho il mio appartamento. Devo ancora imparare l’italiano, ma lo capisco in gran parte perché parlo francese, e questo ha molte somiglianze. Non appena avrò imparato la lingua, mi sentirò completamente a casa qui”.
Pazienza
“Naturalmente all’inizio devo avere pazienza, lavorare per inserirmi e imparare un po’ perché sono uno dei giocatori più giovani della rosa. Ma aspettando i cinque anni, il piano è che io diventi uno dei migliori difensori al mondo. Mi viene riconosciuto il potenziale e questo è il posto migliore per svilupparlo, anche se all’inizio potrebbe volerci un po’ di tempo. Ma penso che a lungo termine sia assolutamente la decisione giusta”.
L’esordio
“San Siro è già uno stadio straordinario. È stato davvero travolgente quanto siano rumorosi i tifosi e quanto siano appassionati. Ero davvero felice di mettermi in partita. Naturalmente c’era anche pressione perché l’allenatore si aspettava qualcosa da me. Ma per la maggior parte è stata solo una gioia perché ho giocato ufficialmente per l’Inter e ho fatto il passo successivo. È stata una sensazione molto bella. Lo stadio ovviamente è un po’ vecchio stile, ma il campo è perfetto, è una cosa da provare per crederci. Sono stato molto contento che l’allenatore mi abbia concesso qualche minuto nella prima partita”.
Fiducia da guadagnare
“Naturalmente c’è ancora una piccola barriera linguistica perché qui si parla poco inglese. Ma è per questo che sto imparando l’italiano e ora capisco con più precisione cosa mi chiede. Devi guadagnarti la fiducia con lui. E’ uno molto appassionato. Già all’inizio degli allenamenti ho notato che dovevo prima mettermi alla prova e che non potevo nemmeno pensare di giocare. Prima dovevo dimostrare in allenamento che potevo essere utile. Ad essere sincero, non ci ero abituato. Nei miei club precedenti avevo la certezza che avrei giocato comunque”.
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