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Bellinazzo: “Zhang, difficile una plusvalenza dalla vendita dell’Inter”
L’esperto di finanza sulla cessione del club: “Steven guiderebbe ancora il club”.
Il giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo è intervenuto sulle frequenze di Radio Nerazzurra. Tema principale della chiacchierata il futuro di Steven Zhang: “Vicenda paradossale, nel momento in cui si contesta una delibera in cui la società presieduta da Zhang non corrisponde stipendio al presidente e si vuole che venga corrisposto per poterlo aggredire, come se questo potesse colmare il debito in via di accertamento. La questione è molto più complessa, funzionale a creare un danno di immagine a Steven Zhang all’interno di partite molto più complesse che riguardano gli equilibri della politica e della finanza cinese. Il problema è che l’Inter sta finendo dentro questi ingranaggi e non è più accettabile che questo avvenga in maniera così prolungata”.
Sulla possibile offerta per rilevare il club interista: “Dobbiamo sottolineare che Suning ha avuto molte difficoltà legate al crollo dell’economica cinese, è stata aiutata dal governo cinese con l’intervento azionario di altri colossi nazionali. Comunque, il gruppo fattura decine di miliardi di dollari, è un colosso e non avrebbe problemi a spendere per l’Inter magari non le cifre dei primi anni ma una somma tale da sostenerla in modo adeguato. La politica cinese però impedisce questi investimenti, nella prossima assemblea del Partito Comunista saranno date nuove direttive e molto probabilmente sarà confermato il divieto di investire in club di calcio all’estero puntando tutto sul calcio locale. In tutto questo c’è una scelta politica che riguarda Suning. Per quel che riguarda la famiglia Zhang, che ha una quota azionaria importante in Suning, dovrà attenersi a queste direttive ma avendo fatto questi investimenti vorrebbe rientrare e avere un guadagno da quest’operazione. Essendoci però un indebitamento importante nell’Inter e una spesa di 600 milioni alla base, sarà difficile ottenere una plusvalenza dalla vendita dell’Inter. Quindi quel miliardo e duecento milioni è una quota minima per non uscire con le ossa rotte, ma è lì che il mercato trova difficoltà perché se il venditore è in una determinata situazione con dei bond emessi, l’offerente è più propenso a mettere una cifra più bassa. L’interesse relativamente alle squadre italiane c’è e c’è anche sull’Inter. Il tema è capire dove si incontreranno domanda e offerta”.
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