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Barcellona furioso con l’arbitro: la UEFA sa qualcosa che non vuole dire?

Non accenna a placarsi l’eco delle polemiche per la direziona arbitrale della gara di ritorno tra nerazzurri e catalani svoltasi a San Siro.
Il passaggio dell’Inter alla finale di Champions League ha lasciato scorie pesanti a Barcellona. La semifinale di ritorno al Meazza, vinta 4-3 dai nerazzurri dopo una sfida palpitante, ha scatenato una vera e propria tempesta in Catalogna. Il club blaugrana ha reagito con veemenza alla sconfitta, indicando nell’arbitraggio il principale motivo dell’eliminazione. Il clima si è acceso già nel post partita, con dichiarazioni al vetriolo rilasciate da esponenti di primo piano del club, che hanno trovato ampio spazio sulla stampa spagnola e non solo. Una reazione veemente, frutto della delusione per una qualificazione sfumata in modo rocambolesco, ma anche del desiderio di individuare un colpevole.
Barcellona all’attacco del fischietto polacco
In prima linea nelle accuse contro Szymon Marciniak ci sono stati il presidente Joan Laporta, l’allenatore Hansi Flick e alcuni dei protagonisti in campo. Pedri, Eric García, Araújo e Gavi hanno espresso con fermezza il proprio disappunto per alcune decisioni arbitrali, ritenute penalizzanti nei momenti chiave del match. A dare maggiore peso alle lamentele, il fatto che il tecnico tedesco e il massimo dirigente del club abbiano chiesto pubblicamente spiegazioni alla UEFA. La posizione ufficiale dell’organismo europeo, tuttavia, è andata in tutt’altra direzione. Secondo quanto riferito da Marca, la UEFA ha definito “consono” l’operato del direttore di gara, giudicando la sua prestazione adeguata al livello della sfida. Marciniak, da parte sua, ha scelto il silenzio.
Retroscena clamoroso sulle parole non dette
Proprio questo silenzio ha acceso nuove voci, ma nelle ultime ore è arrivata una smentita che cambia il quadro. Sempre Marca ha riportato il parere di persone vicine all’arbitro polacco, secondo cui Marciniak non avrebbe mai rilasciato alcun commento su quanto accaduto a San Siro. Anzi, il direttore di gara avrebbe preferito evitare qualsiasi confronto sull’argomento per mantenere la neutralità richiesta dal suo ruolo.

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