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Addio all’Inter, ha spiazzato anche Marotta: c’è lo zampino di Inzaghi

L’addio all’Inter ha fatto parlare molto nelle ultime settimane. Persino Beppe Marotta è rimasto spiazzato dalla zampata di Simone Inzaghi.
Il nome di Simone Inzaghi continua a fare capolino nel mondo nerazzurro, nonostante l’addio risalga a maggio, poche ore dopo la dolorosa sconfitta nella finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain di Luis Enrique. Quel ko ha segnato profondamente la storia recente dell’Inter, costringendo la società a chiudere un ciclo e ad aprirne uno nuovo con Cristian Chivu in panchina. Ma i fantasmi del passato non si cancellano in fretta e il tecnico piacentino rimane ancora una figura che divide e suscita reazioni.
Quando era sulla panchina nerazzurra, Inzaghi ha potuto contare su un alleato prezioso: Piero Ausilio. Il direttore sportivo di Cinisello Balsamo è stato infatti il regista di operazioni di mercato decisive, che hanno contribuito a portare l’Inter a due finali di Champions e alla conquista di uno scudetto. Il rapporto tra i due era forte, saldo e fondato sulla fiducia reciproca. Non è un caso che, dopo essersi trasferito in Arabia Saudita alla guida dell’Al-Hilal, Inzaghi abbia provato a ricreare quella stessa sinergia.
Squadra che vince non si cambia, recita un vecchio adagio. L’allenatore piacentino ha tentato di riproporre lo stesso tandem che tanti successi aveva regalato ai nerazzurri. In Arabia i mezzi economici non mancano, e l’obiettivo era quello di convincere Ausilio a lasciare l’Inter per intraprendere una nuova avventura nel club saudita. Un progetto ambizioso, costruito a suon di milioni, che puntava a rimettere insieme un’accoppiata da sogno. Ma non sempre il denaro basta a spostare le scelte di chi ha legato la propria carriera a una squadra e a una città.
Ausilio dice no, Inzaghi snobbato: l’Inter resta casa sua
La corte dell’Al-Hilal è stata serrata, insistente e soprattutto ricca. Il club saudita ha messo sul tavolo un’offerta difficilmente rifiutabile: tre anni di contratto, fino al 2028, a 10 milioni di euro. Una cifra che avrebbe significato triplicare lo stipendio che Ausilio percepisce oggi all’Inter. Ma, nonostante la possibilità di guadagnare molto di più e di riunirsi con Simone Inzaghi, il dirigente ha preferito restare a Milano. Il rifiuto rappresenta un atto di fedeltà nei confronti di una società che Ausilio considera ormai casa sua. Sono più di quindici anni che il dirigente lombardo lavora per i colori nerazzurri, partendo dal settore giovanile fino a diventare uomo mercato di riferimento.
I tifosi gli riconoscono meriti enormi per aver costruito, insieme a Giuseppe Marotta, squadre competitive capaci di riportare l’Inter stabilmente tra le grandi d’Europa. In un’epoca in cui le sirene arabe attirano sempre più dirigenti, tecnici e calciatori, la scelta di Ausilio assume un valore ancora più simbolico. Ha detto no a una montagna di denaro per restare dove sente di appartenere, accettando la sfida di continuare a costruire futuro per i nerazzurri. Per l’Inter, è una vittoria fuori dal campo: la certezza che chi guida la società non ha intenzione di abbandonarla proprio ora, in una fase cruciale di ricostruzione e rilancio.
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