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Furia Zanetti, il capitano nel mirino: provvedimenti
Probabilmente non c’è nessun capitano che sia degno di questo nome se non Javier Zanetti, uomo simbolo di una Inter che ormai appare lontana anni luce. La sua furia però, da vicepresidente, si è abbattuta sul capitano.
L’eliminazione dell’Inter dal Mondiale per Club ha lasciato strascichi non solo sul campo, ma anche nello spogliatoio. Dopo la sconfitta, il capitano Lautaro Martinez si è lasciato andare a un commento a caldo davanti ai microfoni, parlando di “mancanza di spirito di sacrificio” da parte di alcuni compagni. Un riferimento indiretto che, pur senza fare nomi, ha infastidito Hakan Calhanoglu e creato un piccolo scossone nell’ambiente nerazzurro. A stemperare i toni ci ha pensato Javier Zanetti, attuale vicepresidente dell’Inter, che dall’Argentina ha espresso pubblicamente la sua vicinanza al capitano. Lo capisco – ha dichiarato – perché ha grande senso di appartenenza. È stato un momento così: finisce la partita e hai il microfono davanti, ricade tutto su di te. L’importante è ricostruire. Le cose si risolvono parlando.
Zanetti ha sottolineato di non avere dubbi sul profilo umano e professionale di Lautaro, definendo il suo percorso di crescita “esemplare” e ricordando che, dopo lo sfogo, lo stesso argentino e Calhanoglu hanno pubblicato una foto insieme sui social, a testimonianza della ritrovata serenità. Per l’ex capitano del Triplete, il senso di appartenenza mostrato da Lautaro anche nei momenti più tesi rappresenta un tratto fondamentale per chi indossa la fascia. Un segnale di leadership che, a suo avviso, non può essere messo in discussione da un commento dettato dalla frustrazione del momento. Una presa di posizione netta, che ribadisce la fiducia del vicepresidente verso il capitano e punta a mantenere unito lo spogliatoio in una fase delicata della stagione.
Quando Icardi fece infuriare Zanetti: la rottura con la curva
Le parole concilianti di Zanetti verso Lautaro segnano una differenza profonda rispetto a quanto accadde nel 2016 con un altro capitano argentino: Mauro Icardi. All’epoca, l’attaccante pubblicò la sua autobiografia Sempre avanti. La mia storia segreta, nella quale rievocava un episodio seguito alla sconfitta dell’Inter contro il Sassuolo per 3-1, nel febbraio 2015. Icardi raccontava di aver regalato la maglia a un bambino sotto la curva, salvo vederla strappare dalle mani da un capo ultrà e rilanciata con disprezzo. Nel libro, a freddo, l’argentino si lasciò andare a frasi pesanti, arrivando a minacciare di “portare cento criminali dall’Argentina” per affrontare i tifosi. Parole che fecero esplodere la Curva Nord, che durante Inter–Cagliari espose striscioni durissimi: “Non sei uomo. Non sei capitano” e “Il bastardo sei tu che scrivi ca**ate per vendere di più”.
La tensione salì al punto che alcuni tifosi si presentarono sotto casa dell’attaccante, mentre lo stesso Zanetti, intervenendo in diretta TV, prese le distanze in maniera chiara: “I nostri tifosi vanno tutelati. Ci sono situazioni che non ci sono piaciute”, aggiungendo che la società avrebbe preso provvedimenti. Il club multò Icardi, che fu costretto a scusarsi pubblicamente e a rimuovere i passaggi incriminati dal libro. Ma il rapporto con la tifoseria rimase compromesso e, come già intuito da Zanetti, quella frattura segnò l’inizio di un lento logoramento. Nei mesi successivi arrivarono altre tensioni, fino alla decisione di togliergli la fascia di capitano e alla sua cessione. Due episodi distanti nel tempo, ma emblematici: la gestione di Lautaro da parte di Zanetti, basata sul dialogo e sulla fiducia, e quella di Icardi, segnata da una rottura insanabile, raccontano due modi opposti di vivere e interpretare la leadership in nerazzurro.
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