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Torino-Inter, le pagelle della Gazzetta dello Sport: un elemento travolge tutti

I voti premiano una prova brillante dell’Inter, ma alcune prestazioni fanno più rumore di altre.
A Torino è scesa in campo un’Inter compatta, intensa e organizzata. La vittoria all’Olimpico ha confermato segnali di crescita diffusi, con diversi giocatori in grado di imporsi oltre ogni previsione. La Gazzetta dello Sport ha assegnato i voti senza bocciare nessuno: è stato premiato lo sforzo collettivo e la qualità delle individualità. Da Dimarco, incisivo dal suo ingresso nella ripresa, a Inzaghi, lucido nelle scelte, la prestazione ha offerto spunti in ogni zona del campo. Anche chi ha ottenuto un 6,5, come Calhanoglu, Darmian o Josep Martinez, ha mostrato partecipazione e affidabilità, mentre i sufficienti come De Vrij e Barella hanno mantenuto equilibrio. Lo stesso allenatore a fine gara si è complimentato con alcuni singoli in particolare, anche se hanno scalpore più altre sue dichiarazioni.
Dai singoli sprazzi a segnali forti
La media alta dei voti racconta un’Inter in piena fiducia, spinta anche dalla solidità delle cosiddette seconde linee che non sempre in stagione hanno convinto. Taremi ha ottenuto un 7 pieno, segnalando un’integrazione sempre più netta nel sistema nerazzurro. L’attaccante iraniano si è distinto per la capacità di giocare spalle alla porta, guadagnare falli utili e offrire soluzioni, tra cui il rigore del 2-0. Asllani, spesso sotto osservazione nelle scorse settimane, ha reagito con un 7 ricco di contenuti: rigore trasformato con freddezza, dialoghi continui con Zielinski e personalità in regia. Proprio Zielinski, al centro di qualche dubbio nelle settimane scorse, ha mostrato tratti da mediano moderno, con iniziativa, ordine e una copertura efficace.
Zalewski sorprende tutti: voto altissimo e prestazione da leader
Il voto più alto lo ha ricevuto Nicola Zalewski: 7,5, con commenti che parlano chiaro. La Gazzetta ha sottolineato un ritorno al primo Zalewski, quello dei debutti promettenti alla Roma. Il suo gol, costruito con una finta secca e un tiro a giro perfetto, ha fatto la differenza. Non solo la rete: le verticalizzazioni continue, la scelta dei tempi e il ritmo imposto hanno confermato una prestazione dominante.

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