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Inter-PSG: molti danno i nerazzurri favoriti, ma c’è un rischio che nessuno considera

In finale di Champions League sarà Inter-PSG: la Gazzetta dello Sport ha cercato di prevedere cosa ci si può aspettare dalla finale.
Una cavalcata che ha lasciato il segno, perché l’Inter ha costruito la propria strada verso Monaco eliminando due giganti del calcio europeo: prima il Bayern Monaco, poi il Barcellona. Due nomi che bastano per definire il livello di questa squadra, capace di imporsi senza mai dare l’impressione di essere fuori posto. La semifinale con i blaugrana ha avuto l’intensità di una finale anticipata, con il 4-3 di San Siro che ha mandato un messaggio forte a tutta Europa. La squadra di Inzaghi si è salvata a 2 minuti dal tracollo e si è guadagnata una qualificazione meritata pur non essendo la più forte sulla carta. La maturità vista nei momenti decisivi è quella tipica delle grandi squadre e ora sognare è lecito: nel frattempo ci sono già le informazioni su ciò che bisogna fare per acquistare i biglietti per assistere alla finale.
Un’avversaria diversa dalle altre: il PSG ha cambiato pelle
Il Paris Saint-Germain ha costruito la propria rinascita in silenzio. A due giornate dalla fine della fase a girone unico, sembrava fuori dai giochi. Poi, qualcosa è cambiato nella notte in cui ha ribaltato lo 0-2 con il City in un 4-2 che ha riscritto la narrativa. Da lì, il PSG ha trovato una compattezza inattesa. Non è più solo talento e fiammate: adesso è una squadra che si muove in blocco, che sa soffrire e ripartire. Doué e Dembélé, alternati nel ruolo di prima punta pur non essendo attaccanti classici, hanno dato imprevedibilità a un reparto offensivo che non vive più di individualità isolate. Donnarumma, sempre più sicuro, è un muro che ha fatto la differenza nei quarti e in semifinale. In mezzo al campo, nessun fuoriclasse assoluto ma un equilibrio che ha sorpreso anche gli osservatori più scettici.
Più affamata, più matura: l’Inter sogna davvero
La Gazzetta ha tracciato la linea: l’Inter è favorita. Non per caso o per cortesia, ma perché ha battuto i simboli della potenza (Bayern) e della creatività (Barcellona), senza tremare mai contro avversarie meno quotate. L’unico stop, a Leverkusen, è stato un episodio. A due anni dalla finale di Istanbul, persa da outsider, i nerazzurri ci arrivano con una consapevolezza diversa. La fame fa il resto: molti sanno che non avranno altre occasioni. Il PSG ha più estro, meno carattere. Il peso delle partite che contano potrebbe fare la differenza. Per l’Inter questa non è solo una finale, è una missione. Monaco può diventare il punto più alto di un percorso cominciato nel silenzio e costruito con una sola certezza: oggi, l’Inter può battere chiunque.

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