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Pavlovic-Thuram: scandalo arbitrale o decisione corretta? Il caso che divide il calcio italiano
Un rigore negato che fa discutere, una decisione che spacca tifosi ed esperti: c’è davvero una regola chiara o il metro di giudizio cambia a seconda delle partite?
Il match tanto atteso tra Milan ed Inter si è trasformato in un caso destinato a far discutere per giorni. L’episodio chiave si consuma in area di rigore, quando Thuram cade dopo un contatto con Pavlovic. Il pubblico interista esplode, Simone Inzaghi protesta platealmente e San Siro trattiene il fiato, aspettando la decisione dell’arbitro Chiffi. Il tecnico nerazzurro è esploso anche pubblicamente nel post-gara. In un’era dominata dal Var, l’attesa dura pochi istanti: né il direttore di gara né il collega alla revisione video ritengono il tocco sufficiente per assegnare il penalty. Una scelta che genera reazioni contrastanti, alimentando il dibattito su quale sia realmente il metro di giudizio adottato in situazioni simili.
La direttiva sui micro-contatti divide
Negli ultimi tempi, l’orientamento arbitrale è stato chiaro: per assegnare un rigore serve un contatto netto, non un tocco lieve. Il regolamento, interpretato con sempre maggiore rigidità, impone di non fischiare in caso di contrasti definiti “troppo leggeri”. Questo principio è stato applicato anche in questa occasione. Se da un lato questa linea di pensiero trova sostenitori tra gli addetti ai lavori, dall’altro genera malumori quando situazioni analoghe vengono valutate in modo differente da una partita all’altra.
La versione dei vertici arbitrali
Dietro la scelta arbitrale c’è un preciso indirizzo tecnico, confermato anche dai vertici del settore. Come riferisce la Gazzetta dello Sport, per loro, la scivolata di Theo Hernandez e il contatto tra Pavlovic e Thuram non rientrano negli standard che giustificano l’assegnazione di un rigore. Chiffi, che fino a quel momento aveva gestito bene una gara complessa, ha seguito questa linea, con il Var che ha scelto di non intervenire. Un’interpretazione che, secondo fonti vicine al mondo arbitrale, rientra nella direttiva attuale. Resta il nodo centrale del problema: perché episodi simili vedono decisioni differenti in base alla partita? L’ennesimo capitolo di una stagione in cui il confine tra regolarità e svista resta più labile che mai.
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