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Inter: i gol nei finali evidenziano un problema più profondo
Una sconfitta amara in Supercoppa e un gol fatale al 93°: i nerazzurri devono affrontare una riflessione cruciale su un aspetto in particolare.
L’Inter ha vissuto un epilogo amaro nel palcoscenico della Supercoppa, soccombendo in una battaglia ricca di colpi di scena.
La delusione nerazzurra risiede non solo nell’esito finale, ma in come esso si è concretizzato: un vantaggio sembrato solido si è dissolto, culminando in un gol al 93° minuto che ha infranto i sogni di vittoria.
Le radici della sconfitta
Le cause dell’insuccesso dell’Inter non si attribuiscono a una mancanza di talento nell’organico, bensì alla sua gestione durante le fasi calde del match; è quanto sostiene il telecronista Bruno Longhi nella sua analisi. La sensazione diffusa è che, seppur dotata di elementi di alto calibro, la squadra perda di efficacia con il mutare delle pedine sul campo.
Tre indizi fanno una prova
Se si analizzano le ultime 3 sconfitte dei nerazzurri – lo scontro con la Juventus, la trasferta a Leverkusen e la finale di Supercoppa – si vede che nei minuti conclusivi di tutti e tre i match non vi era la formazione titolare in campo. Le alternative, in soldoni, non sempre garantiscono lo stesso impatto dei titolari.
L’allarme
Il commento di Bruno Longhi evidenzia un punto dolente nell’armatura dell’Inter: la discrepanza tra titolari e riserve. Certe sostituzioni, benché forzate da necessità tattiche o fisiche, si traducono in un apprezzabile calo di rendimento. L’esempio delle partite citate mostra che nomi come Asslani, Taremi, Frattesi, Zielinski e Carlos Augusto, pur essendo professionisti validi, non riescono a replicare l’apporto dei loro corrispettivi titolari quando chiamati in causa.
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