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Inchiesta ultras: iniziano gli interrogatori e le curve fanno fronte comune
L’inchiesta che ha portato all’arresto di circa 20 esponenti delle curve delle due società milanesi procede rapidamente.
Negli ultimi giorni si parla tantissimo dell’inchiesta riguardante la parte calda del tifo di Inter e Milan; 19 le persone arrestate mentre oggi sono iniziati gli interrogatori dei tifosi per cercare di vederci chiaro nella vicenda.
L’inchiesta
L’associazione delle curve con episodi di violenza e legami con la criminalità organizzata non è un fenomeno nuovo nel calcio italiano, ma la morte di Antonio Bellocco ad opera di Andrea Beretta mette in luce una realtà inquietante. La presenza dell”ndrangheta nel mondo ultras suggerisce una commistione pericolosa tra passione sportiva e interessi criminali, una piaga che minaccia l’integrità del calcio e, più in generale, del tessuto sociale.
Gli interrogatori degli ultras
Nelle fredde mura del carcere milanese di San Vittore, un’insolita alleanza tra tifoserie rivali ha trovato terreno comune nel silenzio. Nella giornata odierna, ultrà sia milanisti che interisti si sono avvolti in un mantello di riservatezza, preferendo non rispondere alle domande dei magistrati nel corso degli interrogatori; è quanto riporta l’ANSA.
Un muro di silenzio
Il silenzio ha regnato sovrano durante gli interrogatori di alcuni dei capi ultras più noti della scena calcistica milanese. Tra questi, Francesco Lucci, figura prominente tra i tifosi del Milan e fratello del leader Luca, si è avvalso della facoltà di non rispondere, seguendo una linea difensiva condivisa. Anche Riccardo Bonissi e Luciano Romano, accusati di far parte dell’associazione per delinquere legata alla curva rossonera e l’ex capo interista della Nord, Andrea Beretta, hanno scelto la stessa strategia. Beretta, in particolare, si distingue per il suo coinvolgimento nell’omicidio di Antonio Bellocco, membro dell’omonima cosca ‘ndranghetista, marcando un tragico intreccio tra criminalità organizzata e tifoserie calcistiche.
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