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Severgnini: “L’Inter è bella da guardare, i soldi senza idee non bastano, guardate Dimarco”
Il giornalista Beppe Severgnini celebra la grande impresa di Inzaghi e della sua squadra.
Beppe Severgnini sul Corriere della Sera ha pubblicato un lungo editoriale sullo Scudetto vinto dall’Inter; eccone alcuni stralci. “Diciannove scudetti come i cugini, ma l’Inter vince il campionato e arriva a venti: seconda stella! E chi affronta nel gran finale? Proprio il Milan, nel derby. Dove festeggiamo? A San Siro, due gol nella pioggia fredda, davanti ai tifosi rossoneri, già abbacchiati per l’eliminazione dall’Europa”.
La nota più gradita
“Il gioco, per cominciare. L’Inter è bella da guardare. Lautaro, Thuram, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco, Bastoni, Acerbi e Pavard osano: provano a inventare traiettorie, scambi, tiri, soluzioni. Chi ha guardato, giorni fa, Manchester CityReal Madrid avrà notato la tecnica e la geometrica potenza della squadra di Guardiola. Mancava però la scintilla dell’incoscienza fantasiosa, senza la quale non si va lontano. Nel calcio come nella vita”.
Su Inzaghi
“Uno che studia: i suoi giocatori, gli avversari, il mondo semplice e matto (semplicemente matto?) del calcio. Vincerà il titolo di Tecnico dell’Anno, ovviamente. Ma dovrebbero dargli quello di Re della Pazienza, di Principe dei Sottintesi, di Signore dell’Autocontrollo. Le sue interviste sono pezzi di teatro: parla con gli occhi, le espirazioni, la deglutizione. Ogni tanto lo guardi e pensi: adesso esplode! E invece non esplode mai. Ribolle internamente, come certe fonti termali”.
L’intuizione
“I milioni servono per vincere; ma, senza idee, i soldi non bastano. Ora sono bravi tutti a dire che Dimarco è tra i migliori esterni sinistro in circolazione: corre come un inglese, crossa come un tedesco, lotta come un argentino e tocca palla come un brasiliano. Ma ci voleva intuizione per capire che quel ragazzo, mandato prima a Parma e poi a Verona, aveva la stoffa giusta per affermarsi a Milano”.
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