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Sacchi: “L’Inter ha sofferto molto in casa contro ragazzini nati dopo il 2000, Inzaghi deve fare un salto”
L’ex allenatore Arrigo Sacchi non risparmia critiche alle italiane impegnate in Champions, anche a quelle che hanno vinto.
Arrigo Sacchi sulla Gazzetta dello Sport ha espresso il suo parere su Inter, Napoli, Lazio e Milan dopo la due-giorni europea. “Una serataccia, non riesco a trovare un’altra parola per descrivere quello che è capitato prima alla Lazio e poi al Milan. Sei gol incassati e uno solo realizzato. Due sconfitte strameritate, figlie della mancanza di organizzazione da parte delle nostre squadre, e dell’aggressività e della qualità fisica e atletica degli avversari. Domandina maliziosa: vogliamo capirlo, noi italiani, che per giocare in Europa si deve praticare un calcio diverso, basato sul collettivo, sul ritmo, sulla sinergia tra i reparti?”.
Ancora critiche
“Martedì il Napoli e l’Inter hanno vinto. Tutti contenti perché la qualificazione agli ottavi di finale, per entrambe le squadre, è più vicina. Ma domandiamoci: come hanno vinto? Hanno dominato l’avversario? No. Hanno divertito? Non proprio. L’Inter giocava contro il Salisburgo in larga parte composto da ragazzi nati negli anni Duemila, eppure ha sofferto e, molto probabilmente, soffrirà anche nella sfida di ritorno in Austria. Perché? I nerazzurri hanno grandi valori tecnici e atletici, posseggono molta esperienza, tuttavia fanno un calcio piuttosto approssimativo. Hanno notevoli potenzialità, questo è sotto gli occhi di tutti, però spesso giocano per conto loro. Ad esempio: il pressing non esiste. Finita l’azione, rientrano tutti e vanno a fare massa in difesa. Logico che, così facendo, ci si porta l’avversario in casa. Purtroppo l’Inter pratica ancora un calcio che non è completo, non è di standard europeo”.
Dove migliorare
“È arrivata seconda nella passata stagione, grande risultato, ma adesso i nerazzurri hanno il dovere di migliorarsi. Soprattutto a livello di conoscenze. Simone Inzaghi, allenatore che dà l’anima e s’impegna tantissimo (e dico questo perché lo conosco da parecchio tempo), deve riuscire a fare un salto in avanti. Per adesso è molto bravo sulla base di un calcio vecchio. Mi piacerebbe che ci fosse un’evoluzione, che si cercasse il dominio del gioco e, di conseguenza, dell’avversario. Il calcio, non mi stancherò mai di dirlo, è uno sport offensivo e di squadra, mentre noi in Italia lo concepiamo ancora come uno sport difensivo e individuale. Questo è il vero problema”.
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