Ecco perché #SuningOut, in questo momento, non ha alcun senso

Filosofi del pallone, tecnici, vip e tifosi chiamati a raccolta: tutti contro Suning. L’Inter invece continua a fare il suo dovere.

La critica, se costruttiva, è sempre un gran bel punto di partenza. Ti permette di riflettere, crescere, modificare le tue azioni quando sbagli. Chi non ha commesso degli errori? Un conto è però trovarsi dentro situazioni difficili, un altro dare consigli (sempre buoni a ogni stagione) con distacco e disinteresse. Il tifoso dell’Inter è complesso, fragile e tendente al disfattismo. L’hashtag #SuningOut è soltanto l’ultima manifestazione di un interismo senza valori, un populismo del pallone buono ad aizzare le folle per poi spegnersi il giorno dopo.

Cosa ha fatto di tanto grave l’Inter per meritarsi tutto questo? Il vero tifoso interista difende la squadra e la società se vede che, nonostante le difficoltà, i risultati arrivano e c’è un’idea di progetto. Quante società italiane possono vantarsi quantomeno di aver intrapreso un percorso di continuità che ha portato a un miglioramento dei risultati sportivi e alla valorizzazione dei giocatori? Un po’ come in politica sono tanti i presidenti e i dirigenti che avevano promesso dimissioni ma sono ancora al loro posto. L’Inter è molto attiva sul mercato (al momento la regina assoluta), ha perso uno scudetto per dettagli (i 7 punti in 7 partite sono colpa della società?), è restata ad alti livelli fino a maggio, alzando al cielo due trofei su tre. Si venderà un big? Pazienza. Il campionato italiano non ha i mezzi e nemmeno la volontà per trattenere i migliori giocatori quando a bussare alla tua porta arrivano gli sceicchi. I sentimenti non esistono. Questo è il calcio. Almeno finché non ci saranno regole a favore della sostenibilità. Facciamo un bel respiro e torniamo a parlare di Inter. In fondo è stata un’annata bellissima, speciale. Vincere non è mai facile e alla fine soltanto una squadra taglia il traguardo per prima. Chiedetelo a chi non ha vinto nulla.